C’è un piccolo colpo di scena nella causa che vede contrapposte Microsoft e Motorola, in riferimento a tre brevetti sulle tecnologie legate al formato di compressione video H.264. Un giudice federale del distretto di Washington ha optato per annullare ben 13 brevetti controllati da Motorola : una situazione che complica la vita a Motorola stessa e a Google, che ora ne è proprietaria.
In realtà , l’azienda di Mountain View aveva già deciso di ritirare le accuse contro Redmond, che a sua volta aveva denunciato tassi di royalty eccessivamente alti per l’utilizzo autorizzato di tecnologie che – almeno teoricamente – dovrebbero essere concesse a condizioni FRAND (giuste, ragionevoli e non discriminatorie). In aggiunta, Microsoft aveva chiesto al giudice statunitense di invalidare le richieste inoltrate da Motorola per il presunto sfruttamento indebito dei formati di codifica e decodifica nei contenuti video.
Accogliendo la tesi dei legali di Redmond, il giudice federale James Robart ha dichiarato non valide le pretese brevettuali di Motorola, a causa di definizioni troppo generiche delle sue tecnologie di compressione video . In altre parole , quando la società di Google ha parlato di strumenti o mezzi di decodifica, la corte non è riuscita a riscontrare un algoritmo specifico che risulti evidente ad un qualsiasi soggetto esperto. I brevetti di Motorola potrebbero dunque risultare applicati a qualsiasi strumento software in grado di decodificare dati digitali, e pertanto non sono compatibili con l’ordinamento statunitense in materia.
Mauro Vecchio