La notizia che Microsoft metterà in vendita nel Vecchio Continente una versione modificata di Windows 7 priva di Internet Explorer , così come aveva fatto anni addietro rimuovendo dalle copie retail europee Windows Media Player, non sembra basterà a mettere fine a una vicenda che si trascina da anni. Sebbene in Europa Firefox e gli altri concorrenti del browser di Redmond siano più agguerriti che altrove, l’Unione potrebbe non ritenere soddisfacente la mossa dell’azienda guidata da Steve Ballmer: soprattutto a causa di tutto quello che è già successo.
Prima di tutto, la stretta attualità: a partire da ottobre, vale a dire da quando Windows 7 sarà disponibile in confezione retail sugli scaffali di tutto il mondo, nei negozi europei verrà distribuita una versione peculiare e unica dell’OS. Si chiamerà Windows 7E , sarà disponibile esclusivamente nei mercati dei paesi UE (più Croazia e Svizzera), e sarà l’unica alternativa per i consumatori locali: non si ripeterà, in pratica, quello che era successo con XP e Vista N (le versioni senza Media Player), messe in commercio accanto alla versione regolare allo stesso prezzo.
I consumatori che acquisteranno Seven in negozio otterranno quindi un sistema operativo che, di serie, sarà privo di qualsiasi browser per la navigazione : un bel colpo, da due punti di vista. Il primo, più evidente, è l’apparente contraddizione tra questo evento e quanto dichiarato in passato da Microsoft sulla imprescindibilità del suo browser e del suo OS: evidentemente, alla luce dei fatti e probabilmente di alcune modifiche tecniche apportate a W7, oggi questa unione è di fatto non più obbligatoria.
Il secondo problema è prettamente pratico: come farà l’utente finale a navigare fino al sito del browser da lui preferito per scaricarlo e installarlo? Le caratteristiche di Seven E non saranno quelle già descritte poche settimane fa , inerenti una versione con IE “nascosto”: Explorer non ci sarà affatto a bordo del nuovo OS, non sarà semplicemente nascosto o occultato tra i file di sistema pronto ad essere riabilitato. L’unica possibilità sarà quella di usare un FTP (protocollo oscuro ai più), oppure ricorrere a qualcosa che non si vedeva da un decennio: CD con sopra soltanto il browser, roba andata in soffitta da secoli dopo i primi vagiti di Internet e l’epoca della concorrenza tra ISP a suon di floppy d’installazione . Microsoft ha già anticipato che ci sta pensando.
Il rovescio della medaglia di questa decisione è che chiunque voglia competere con Internet Explorer, sia esso Firefox, Safari, Chrome o Opera (tanto per citare i principali attori del mercato Windows), dovrà fare altrettanto: mettere in circolazione dischi di installazione che consentano di installare il proprio software, con tutto quello che questo comporta in fatto di spese, di marketing, di distribuzione . È proprio su questo punto che probabilmente si concentrerà l’attenzione della UE: è proprio questo un fattore che, a giudicare da quanto già affermato dai portavoce dell’Unione, causerà qualche ulteriore attrito nei già stridenti rapporti tra BigM e Bruxelles.
L’ idea della UE è e resta quella di offrire una sorta di finestra di dialogo, un box da visionare al primo lancio del sistema operativo nel quale selezionare il browser da installare e utilizzare : più programmi all’interno dell’installer di Windows, in pratica, da attivare solo dietro esplicita richiesta dell’utente. Una decisione motivata senz’altro dai trascorsi di Explorer: difficile cancellare con una singola azione, come in questo caso, un decennio di polemiche sull’inclusione del browser nell’OS di Redmond, con tutto ciò che questo ha di fatto comportato nella competizione per le quote di mercato del settore.
In altre parole, l’Unione Europea potrebbe pretendere da Microsoft azioni correttive : dopo aver fatto associare ai propri utenti il concetto di Internet al proprio browser e aver modellato sistemi operativi e bundle sulla falsa riga del leader di mercato, ora la stessa azienda dovrebbe promuovere dentro il proprio OS la possibilità di scegliere come navigare. Rendere esplicito per i consumatori che non esiste solo IE sulla piazza, che ci sono delle alternative: e semplificare e garantire il loro utilizzo all’interno della piattaforma.
Lasciare al libero mercato la possibilità di decidere il vincitore, come BigM sembra caldeggiare proponendo Windows 7E al Vecchio Continente, e suggerendo che tutti i produttori di browser potranno stringere accordi specifici con le aziende OEM (HP, Dell, Lenovo etc) per promuovere il proprio software nel canale che vale il 95 per cento del mercato, è una proposta che difficilmente troverà d’accordo la UE: l’Europa ha sempre adottato un approccio meno liberista degli USA rispetto a questioni di questo tenore, adottando linee più dure e manovre correttive pesanti nelle situazioni in cui è stato considerato necessario.
Secondo quanto ribadito da alcuni commentatori, l’azione di Microsoft arriverebbe tardi e non farebbe abbastanza : difficile che gli enti regolatori europei si dichiarino soddisfatti, difficile che decidano di non multare o obbligare comunque BigM a scendere a patti. Che questo poi basterà a risolvere la questione, se davvero costituisce un problema, è tutto da dimostrare: ad oggi è senz’altro vero che IE è installato di default su un gran numero di PC in giro per il mondo, ma è altrettanto vero che nessuno impedisce a chiunque di scegliere un altro browser da installare e utilizzare. Almeno per il momento.
Luca Annunziata