Redmond (USA) – A pochissimi giorni dalla presentazione ufficiale del lettore multimediale Zune , Microsoft si scaglia contro i siti che permettono il download di software antiDRM , in grado di rendere inefficaci le protezioni anticopia incluse nei contenuti audiovisivi in formato Windows Media.
Gli avvocati della società si sono quindi affidati alla tattica delle diffide , le cosiddette takedown notice , inviate direttamente agli ISP che ospitano quei siti e permettono così la diffusione dei file di FairUse4WM . Il programma, realizzato da utenti anonimi, è già nel mirino dell’industria multimediale.
Microsoft ha conquistato la fiducia di numerosi content provider , rassicurando la stragrande maggioranza dell’industria che la distribuzione online di contenuti multimediali protetti da Windows Media DRM è totalmente sicura. FairUse4WM, invece, permette di eliminare i cosiddetti “lucchetti digitali” e rendere inefficace la protezione offerta da Microsoft.
È comprensibile che l’azienda si stia precipitando per cercare di contenere i possibili danni. Secondo quanto riporta il blog BoingBoing , le lettere di diffida inviate da Microsoft sono persino più severe di quelle previste in questi casi dal Digital Millennium Copyright Act , la rigida normativa statunitense sul diritto d’autore nell’era di Internet.
La diffida di Microsoft afferma che l’ISP è responsabile della “rimozione dei file del programma FairUse4WM”, si legge su BoingBoing, “senza rispettare le immunità previste dallo stesso DMCA per gli ISP che non seguono le indicazioni contenute nelle takedown notice “.
La controffensiva degli utenti non ha tardato ad arrivare. Secondo il blog Zune Insider , il sistema di gestione DRM incluso in Zune potrebbe essere violato in futuro ma ora violerebbe a sua volta e in modo sistematico le licenze Creative Commons che accompagnano certi file audiovisivi.
Ogni volta che un utente di Zune utilizza la funzione di condivisione WiFi del proprio repertorio musicale, i file inviati vengono immediatamente “blindati” con Windows Media DRM. Se il file in questione fosse protetto da licenza Creative Commons, che proibisce esplicitamente l’uso di sistemi DRM, si verificherebbe la violazione dei termini di CC.
Tommaso Lombardi