Microsoft era stata ritratta come un intermediario capace di incoraggiare violazioni massive del diritto d’autore con uno strumento dedicato all’embedding di immagini restituite dal proprio motore di ricerca: immagini marchiate anche dal copyright di Getty, incastonabili ovunque in Rete senza chiedere autorizzazione né corrispondere un pagamento.
Il colosso della fotografia, che in passato ha assunto tanto il ruolo di vittima quanto il ruolo di carnefice nel contesto degli abusi del diritto d’autore, aveva da pochi mesi lanciato un servizio di embedding per incoraggiare e monetizzare l’uso non commerciale online di parte del proprio archivio, quando Microsoft aveva messo a disposizione un Widget per Bing che consentiva di attingere ai risultati di ricerca per immagini per incastonare foto ovunque nel web. Getty Images non aveva esitato a denunciare Redmond: avrebbe scavalcato il proprio servizio di embedding supportato dall’advertising per offrire la stessa funzione, senza controllo e senza autorizzazione, agevolando così violazioni generalizzate del diritto d’autore.
Microsoft aveva da subito deposto il proprio strumento di embedding, in attesa di confrontarsi con Getty. Il contenzioso è ora sfociato in un accordo : accantonate le ostilità, le due aziende si sono impegnate in una collaborazione che poterà “prodotti e servizi basati sulle immagini messe a disposizione dagli archivi Getty in Bing e Cortana”.
Fondati sulle API di Getty Images e sulle tecnologie Microsoft, i nuovi servizi garantiranno che gli utenti operino su contenuti opportunamente regolati da licenze, e corredati dalla necessaria attribuzione rispetto ai detentori dei diritti. Non è ancora dato sapere, però, che forma assumeranno.
Gaia Bottà