Microsoft e Google hanno raggiunto un accordo per chiudere i vari contenziosi brevettuali che le vedevano contrapposti sia davanti ai tribunali degli Stati Uniti che a quelli tedeschi .
L’accordo stragiudiziale cala su una battaglia legale che si combatteva ormai da cinque anni e che era stata ereditata da Google con l’acquisizione di Motorola: quest’ultima contestava a Microsoft l’impiego illecito delle tecnologie di compressione video H.264 e wireless all’interno della console videoludica Xbox, mentre Redmond contrattaccava mettendo sul piatto la sua proprietà intellettuale con cui ha costretto convinto gran parte dei produttori di dispositivi Android a pagarle una licenza d’uso.
Tutto è iniziato nel 2010, quando Microsoft aveva trascinato in aula Motorola Mobility a causa delle royalty eccessive richieste per lo sfruttamento di brevetti relativi alle suddette tecnologie per Xbox. Da parte sua Motorola aveva chiesto la messa al bando di Xbox e il pagamento di ben 4 miliardi di dollari di royalty per i suoi brevetti che riteneva violati e nel frattempo Microsoft aveva contrattaccato Motorola (poi acquisita da Google e rivenduta a Lenovo) per la proprietà intellettuale incarnata in alcune applicazioni di Android.
I termini dell’accordo ora sottoscritto, e soprattutto se sono previsti rimborsi e compensazioni finanziare, non sono stati divulgati. Tuttavia le due aziende riferiscono di aver deciso di “collaborare su alcune questioni brevettuali e su alcuni questioni relative ad aree che in futuro potranno portare a benefici per gli utenti”.
La pace ora siglata sembra dunque anche simbolo e sintomo di un cambiamento d’umore all’interno delle grandi aziende ICT nei confronti delle cause brevettuali: l’idea è che lo scontro legale frontale finisca per costare troppo senza portare reali risultati.
La stessa guerra Microsoft-Motorola, pur facendo segnare alcune sentenze apparentemente determinanti soprattutto per Microsoft, era finita per ramificarsi davanti a diversi fori di competenza e gradi di giudizio, convincendo dunque ora le parti che si trattasse di un inutile stillicidio.
Claudio Tamburrino