Roma – L’industria discografica e cinematografica sta da tempo cercando un sistema per proteggere i contenuti digitali attraverso Internet e frenare la pirateria “di massa”. Dopo il fallimento della SDMI (Secure Digital Music Initiative), con cui l’industria discografica americana sperò di sviluppare e favorire uno standard di digital rights management (DRM) aperto e sicuro, oggi diverse aziende sono in lotta fra loro per proporre le proprie tecnologie come standard di mercato.
Fra queste vi sono Microsoft e IBM, entrambe impegnate ad aggiornare le rispettive tecnologie di DRM per adattarsi alle nuove esigenze del mercato ed ai nuovi dispositivi digitali.
La nuova versione della tecnologia di protezione dei contenuti di Microsoft porta il nome in codice di Mercury e, rispetto al passato, introduce delle funzionalità aggiuntive che, sebbene rivolte specificamente al mondo dei player portatili e degli hand held, erano fino ad oggi disponibili solo su dispositivi più avanzati, come i computer desktop.
Con l’integrazione di Mercury nella prossima versione della propria piattaforma Windows Media, Microsoft conta di sfruttare le caratteristiche della nuova generazione di player portatili, come l’adozione di un orologio interno e di chip più veloci, per introdurre meccanismi di scadenza dei contenuti, crittografia ed altre funzionalità avanzate di gestione delle licenze e protezione dei file multimediali.
La mancanza di tali funzionalità ha fino ad oggi spinto molti distributori di musica su Internet, fra cui MusicNet e Pressplay , ad impedire ai propri abbonati di copiare sui player MP3 i file di musica acquistati on-line. Microsoft sostiene che grazie a Mercury l’industria discografica avrà finalmente l’opportunità di allargare il proprio business e vedere i lettori portatili di musica compressa non più come una minaccia ma, semmai, come un nuovo e promettente bacino d’utenza.
IBM è invece pronta ad annunciare un importante aggiornamento al software di DRM lanciato lo scorso anno e presto in grado di proteggere non più soltanto i file di musica, ma anche video, testo, immagini, PDF ed e-book.
Se il principale e più ovvio obiettivo della tecnologia di Big Blue è quello di proteggere i contenuti digitali dalla copia e dalla distribuzione incontrollata attraverso Internet, dall’altra c’è anche quello di consentire a grandi enti e aziende di proteggere e autenticare la trasmissione sulla Rete di materiale riservato come lastre e diagnosi mediche, polizze assicurative, rapporti di polizia, informazioni finanziarie, ecc.
IBM si è detta pronta a rilasciare un kit di sviluppo che consentirà alle terze parti di integrare le funzionalità della propria tecnologia all’interno di applicazioni e servizi. L’azienda rilascerà sul commercio il proprio software di DRM il prossimo 30 aprile.
Di recente un gruppo di produttori si è riunito in un’associazione , la Portable and Networked Audio Device Manufacturers Association (PNADMA), con cui intendono rimediare agli errori di SDMI e cercare congiuntamente un sistema di protezione delle proprietà intellettuali che tenga soprattutto conto delle esigenze dei produttori di hardware per il settore dei player portatili.