Il brevetto 7,266,697, rilasciato dall’ufficio statunitense a Henrique Malvar e Darko Kirovski , si intitola “Stealthy audio watermarking”: nel testo si legge che i due ricercatori, che lavorano presso i labs Microsoft a Redmond, avrebbero individuato tre algoritmi differenti per infilare una sorta di “firma nascosta” all’interno di un file audio, una firma – e qui è tutta la questione – che sarebbe in grado di resistere a qualsiasi tentativo di eliminarla .
Mentre i comuni sistemi di gestione del diritto d’autore utilizzati fino ad oggi da Microsoft, così come da Apple e dagli altri competitor , sfruttano un sistema di codifica cifrata per garantire la salvaguardia dei file, il nuovo meccanismo segue un approccio diverso: il brano musicale potrebbe essere passato di mano in mano con facilità, ma al suo interno resterebbe sempre traccia del proprietario originale.
Il watermark sarebbe in grado di resistere a qualsiasi attacco: copia, ricodifica, tagli e cambi di tono. Persino la registrazione da sorgente analogica non lo eliminerebbe . Il suo meccanismo trae spunto dal sistema utilizzato per proteggere le comunicazioni radio dei militari: si tratta di un meccanismo complesso, che InformationWeek definisce “la più complicata e scrupolosa tecnologia che sarà mai applicata a file musicali da 99 cent”.
Il watermark inserisce alcune informazioni nel file, come il proprietario dei diritti su quel brano e il nome dell’acquirente: le informazioni sono nascoste, distribuite all’interno del file e assolutamente invisibili . Il solo metodo per rilevarle è conoscere il meccanismo utilizzato per inserirle: il che potrebbe significare che soltanto i detentori dei diritti su quel brano potrebbero verificarne la presenza.
Ma soprattutto sembrerebbe che non modifichi la qualità audio del brano : altri sistemi che pure avevano guadagnato una certa notorietà in passato erano spesso condizionati dai disturbi creati nel file audio. E mentre il sistema di Apple per marchiare i file iTunes Plus (quelli privi di DRM) è risultato facilmente attaccabile, secondo l’esperto J. Alex Halderman, dell’università di Princeton, rimuovere il meccanismo ideato da Microsoft “sarà molto più difficile” poiché profondamente integrato con la struttura stessa del file .
Non è molto convinto della sua efficacia David Berlind, sulle pagine di ZDNet , che si domanda come abbia fatto Microsoft a riuscire dove tutti gli altri avevano fallito , e cita Tim Bray, celebre ingegnere di Sun Microsystem, che nel 2005 sosteneva che le difese a mezzo di watermark sono facilmente scavalcabili.
Non è ancora chiaro, peraltro, quale sarà l’utilizzo di questo brevetto, depositato nell’aprile del 2004: tuttavia, dopo il lancio da parte di Apple di iTunes Plus, c’è chi sente odore di nuovi investimenti Microsoft nel settore.
Persino lo sfortunato Zune potrebbe incontrare maggiore successo: rischierebbe di divenire l’unico apparecchio in grado di funzionare solo in presenza del watermark , rifiutando la riproduzione di brani di dubbia provenienza e facendo felici RIAA e le grandi sorelle . Un po’ meno tutti gli altri .
Luca Annunziata