Digitalizzare le piccole imprese dei paesi in via di sviluppo a prezzi compatibili con l’economia locale. È questo l’obiettivo del progetto Green Computers lanciato da Microsoft e dall’Organizzazione per lo Sviluppo Industriale nelle Nazioni Unite ( UNIDO ) in Uganda , un obiettivo che i suoi ideatori sperano di centrare grazie al riutilizzo dei componenti elettronici e al riciclaggio.
In Uganda, un computer adatto ad un ufficio può costare all’incirca 350 euro . Un costo a cui va ovviamente sommato il prezzo del software, ma che risulta pressoché proibitivo per le piccole aziende locali – che concentrano la loro attività nei settori alimentare e manifatturiero – impedendogli dunque di ottenere i vantaggi legati alla presenza del PC nel ciclo produttivo.
“L’apertura di questo centro per i PC ricondizionati segna un passo in avanti nelle opportunità economiche per le piccole e medie imprese,che sono la maggioranza delle aziende ugandesi” conferma il ministro dell’informazione Ham-Mukasa Mulira. Grazie al riutilizzo delle parti usate di vecchi computer dismessi dai paesi occidentali, Green Computers è in grado di offrire un PC perfettamente funzionante a 175 dollari, poco più di 100 euro . Il prezzo, pari ad un terzo del nuovo, comprende anche le licenze software necessarie a far funzionare il computer, e una garanzia di un anno sull’hardware.
Il progetto di Green Computer non si esaurisce qui: oltre al software e all’hardware, nel centro di Kampala (capitale dell’Uganda) gli imprenditori che acquisteranno un computer potranno anche usufruire di servizi di training per il suo utilizzo. Al termine del ciclo di vita, inoltre, gli acquirenti potranno riportare il computer al rivenditore, che provvederà gratuitamente a smaltirlo riciclando il riciclabile e recuperando i materiali utili.
La speranza è che l’introduzione dei computer garantisca l’aumento della produttività e della condivisione delle informazioni tra le imprese, permettendo all’economia ugandese di crescere e di creare ulteriori occasioni di impiego per i cittadini: “Il centro di Kampala ha già creato 22 nuovi posti di lavoro, e stimiamo di arrivare a 50 entro la fine dell’anno – spiega il presidente di Green Computers, Patrick Bitature – Il centro contribuirà anche a sviluppare l’industria locale, in particolare nel settore del riciclaggio e dello stesso ricondizionamento dei PC”.
Non si tratta certo della prima iniziativa per abbattere il digital divide nei paesi in via di sviluppo. Il progetto Green Computers, però, è forse il primo dichiaratamente pensato per garantire profitto a chi investe nel programma: si tratta insomma di commercio equo-solidale, unito però ad un’attenta pianificazione che rende il tutto sostenibile e – nella speranza di chi l’ha ideato – duraturo nel tempo.
Luca Annunziata
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