Redmond (USA) – Microsoft ha intenzione di brevettare un sistema informatico capace di coniugare automaticamente un verbo . L’utente dovrà soltanto selezionare il verbo da una tabella, oppure inserirlo manualmente: il software si occuperà della coniugazione, in tutti i tempi ed in tutti i modi, per poi permettere di selezionare la forma desiderata.
La richiesta dei progettisti dell’azienda fondata da Bill Gates è già stata inoltrata all’ Ufficio Brevetti degli Stati Uniti . A differenza di quanto avviene nei paesi dell’Unione Europea, negli USA è possibile ottenere brevetti esclusivi su invenzioni informatiche d’ogni tipo.
In base ai dettagli disponibili, il sistema “grammaticale” cui punta Microsoft potrà fornire elaborazioni verbali in un ventaglio molto vasto di lingue: dall’Inglese fino al Tedesco. L’applicazione ideata utilizza un database di verbi coniugati: inserendo un verbo all’infinito, come ad esempio “avere”, l’utente otterrà tutte le possibili variazioni dell’azione inserita in base alle varie coniugazioni disponibili.
La novità di casa Microsoft non ha lasciato indifferenti gli esperti di tecnologia e vari osservatori internazionali. La reazione generale, così come risulta dalla stampa specialistica e da alcuni blog, si colloca a metà strada tra lo scetticismo e la preoccupazione. Il brevetto tocca un terreno, quello del linguaggio umano, che non può non far riflettere: alcuni osservatori, allarmati, parlano di un blando tentativo per “blindare” l’uso del linguaggio sugli elaboratori elettronici. Altri, più concreti, sostengono che il brevetto riguardi un’applicazione troppo generica.
Gli attivisti di EFF , storica organizzazione di San Francisco dedita alla difesa dei diritti digitali, sono da tempo impegnati nella lotta ai brevetti selvaggi con il cosiddetto “Patent Busting Project”. Chissà se Microsoft, una volta ottenuto il brevetto sui verbi, non entri nella lista nera delle aziende che, secondo EFF, “minano pericolosamente la libertà d’innovazione e di espressione con i loro brevetti generici”. Una classifica oggi dominata da Acacia Research