Microsoft e l'adattamento alla disattenzione

Microsoft e l'adattamento alla disattenzione

una ricerca rivela come la tecnologia abbia abbassato la soglia di attenzione degli utenti. Sempre più concentrati, per adattarsi al multitasking, ma per attimi sempre più brevi
una ricerca rivela come la tecnologia abbia abbassato la soglia di attenzione degli utenti. Sempre più concentrati, per adattarsi al multitasking, ma per attimi sempre più brevi

L’attenzione umana è sempre più a breve termine e la causa sarebbe da rintracciare nelle nuove tecnologie e nel modo in cui stanno influenzando le abitudini e lo stile di vita delle persone.

A dirlo è una ricerca condotta da Microsoft per analizzare possibili forme di advertising (per cui attirare l’attenzione è fondamentale) e finita per diventare un campanello di allarme, ma anche uno spunto per interessanti riflessioni.
Lo studio ha visto protagonisti due diverse popolazioni canadesi di riferimento: una con individui tra i 18 ed i 24 anni, l’altra di over 65. Entrambe sono state sottoposte prima ad una serie di domande orientate a capire quanto spesso si interagisca con i dispositivi elettronici e se e quanto spesso si facciano più cose contemporaneamente (come guardare la televisione utilizzando il proprio smartphone), poi sono state messe alla prova con una serie di test per sondare memoria, picchi di attenzione e capacità di fare connessioni.

La conclusione dei ricercatori è rilevante: l’attenzione umana media nel 2000 era di 12 secondi, mentre nel 2013 è scesa ad 8 secondi , addirittura un secondo in meno dei pesci rossi. E la causa sarebbe da rintracciare nei nuovi media.

Secondo la ricerca, infatti, le notizie ridotte in 140 caratteri e le conversazioni facilitate dall’utilizzo delle emoticon stanno influenzando non solo la comunicazione, ma anche in generale il modo in cui si interagisce con il mondo. E l’uomo – come ha sempre fatto – si sta adattando sviluppando al contempo modalità alternative di comprensione e memorizzazione.

Lo studio sembra infatti dimostrare che in molti casi le persone si stanno abituando a concentrarsi per brevi ma intensi periodi di tempo in cui processare il maggior numero di informazioni, oppure ad utilizzare un approccio multi-tasking o multi-screening, finendo spesso per fare o vedere più cose contemporaneamente.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
22 mag 2015
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