A rivelarlo è stato Elie Bursztein, ricercatore statunitense presso la Stanford University . Anche Microsoft avrebbe rastrellato a mezzo WiFi una corposa quantità di informazioni geolocalizzate, in primis relative all’esatta posizione di svariati dispositivi laptop .
Inizialmente incentratosi su Google – il suo servizio Street View avrebbe raccolto milioni di ID unici, mettendoli successivamente a disposizione tra i vasti meandri del sito .com – Bursztein ha dunque spostato le sue attenzioni sulle API sfruttate da BigM, in particolare quelle relative alla feature Live Location .
Un’analisi partita da uno specifico modulo realizzato con alcuni colleghi universitari: Microsoft non avrebbe applicato alcuna restrizione alle possibilità di interrogare il database, praticamente fornendo la concreta possibilità di ottenere qualsivoglia ID unico appartenente ai vari laptop. Da qui, l’esatta posizione dei dispositivi.
La risposta di Microsoft non è parsa diversa da quella già fornita da Google per il servizio Street View: sarebbero stati infatti raccolti solo quei dati resi accessibili dagli access point in WiFi, compresi gli ID unici . I responsabili dell’azienda di Redmond sono tuttavia intervenuti per applicare delle specifiche restrizioni.
Mauro Vecchio