Non sarà la prima volta che accade, non sarà il primo rilascio di codice Microsoft con licenza open source, ma vedere accostati nella stessa frase Windows Server 2008 e il kernel Linux fa un certo effetto. BigM nella giornata di ieri, in occasione dell’apertura della più nota fiera sul mondo a sorgenti aperti ( OSCON , che si tiene in California), ha deciso di annunciare il rilascio alla community di sviluppo che ruota attorno all’OS creato da Linus Torvalds di circa 20mila righe di codice, tutte sotto licenza GPLv2 : serviranno, nelle intenzioni di Microsoft, a garantire la piena compatibilità e interoperabilità di Linux con le tecnologie di virtualizzazione di Windows Server 2008.
Ad essere stati rilasciati per il momento (altri annunci seguiranno in settimana) sono essenzialmente tre driver, tre moduli software destinati ad interconnettere il kernel Linux con le risorse hardware della macchina fisica attraverso Hyper-V (la tecnologia di virtualizzazione che Microsoft ha integrato nel suo sistema operativo server): in questo modo, stando ai comunicati e agli annunci di ieri, diviene possibile garantire l’efficienza e l’efficacia dell’eventuale passaggio di macchine fisiche Linux in un ambiente virtuale operante su Windows 2008, permettendo il consolidamento dell’infrastruttura hardware per i clienti di Redmond e una più semplice gestione sul lato software sempre grazie agli strumenti di gestione sviluppati da BigM.
“Abbiamo raggiunto un livello di maturità di approccio all’open source che è il picco di quanto fatto fino ad oggi – ha spiegato a Punto Informatico via telefono dalla California Pierpaolo Boccadamo , direttore della Strategia di Piattaforma di Microsoft Italia – Partendo dalla considerazione che il mondo è eterogeneo, che la ricchezza del mondo PC deriva dalla ampia offerta e scelta disponibile sia lato client che server, abbiamo voluto recepire l’invito delle aziende che pretendono l’interoperabilità come leva per affrontare le priorità, in un periodo di forte razionalizzazione degli investimenti”.
Lo scopo, prosegue, è quello di “garantire futuro” a questi investimenti, assicurando di pari passo l’impegno di portare avanti “piattaforme interoperabili anche con ambienti con cui avevamo posizioni antitetiche fino a qualche anno fa, come ad esempio i server Linux”. L’offerta di Microsoft è nata alcuni mesi or sono, e ha visto il coinvolgimento dei vertici della community di sviluppo del kernel del Pinguino : “Grazie a questo contributo, e grazie all’accettazione della community – continua Boccadamo – qualunque distribuzione ora può interagire coi nostri driver ( che entrano come da tradizione a far parte del kernel , ndr) migliorando il proprio lavoro con l’hardware fisico, in risposta all’esigenza dei clienti di consolidare in un numero inferiore di server fisici il gran numero di macchine Windows o Linux in loro possesso”.
Una decisione, come detto, inusuale per la tradizione di Redmond: Boccadamo si spinge a definirla “una giornata storica”, vista l’importanza ai fini strategici del codice rilasciato con una licenza così popolare come GPLv2 . Ma, soprattutto, “Il nocciolo dell’annuncio ruota attorno all’esigenza di posizionare il nostro prodotto, di rispondere a una esigenza: noi pensiamo seriamente che Microsoft e la community open source possano crescere assieme perché quel che conta davvero, alla fine, è quel che serve al cliente o all’utente finale”. Senza dimenticare, conferma a Punto Informatico , il rinnovato “impegno verso l’innovazione, nel garantire ai clienti tecnologia e qualità che crediamo siano sorgente del loro successo, anche rispondendo alle richieste che arrivano da un mondo IT eterogeneo”.
La scelta di GPLv2 non è un caso: “Quando entri in contatto con il kernel di Linux, ti rivolgi a una community forte: se vuoi contribuire – spiega Boccadamo – le regole del progetto sono ben definite e noi le seguiamo”. Una scelta di “pragmatismo a favore della scelta del cliente”, ma anche una “setting stone, un principio sancito” a cui da oggi in avanti Microsoft intende attenersi: anche mantenendo e continuando a sviluppare questi driver , in collaborazione con altri attori importanti sulla scena come già successo fino a ora. “Il kernel Linux ci ha accettato perché abbiamo garantito la prosecuzione della nostra attività nella community: senza contare – aggiunge – che non avrebbe senso mollare adesso e lasciare indietro chi vorrà adottare queste tecnologie”.
Un mondo fatto da “commerciale e open source”, secondo quanto Boccadamo ha ribadito a Punto Informatico , “è una dicotomia obsoleta: open source e Microsoft sono cresciute assieme fino ad oggi e continueranno a farlo nel futuro. Bisogna andare avanti, il dado è tratto: il mondo è fatto così, occorre risolvere i problemi e non crearne di nuovi”. Open source, il mondo open source, è un pezzo del mercato : “Occorre far maturare Microsoft attorno a ciò che rappresenta e può rappresentare per noi, razionalizzare gli sforzi: innovare costa molto, non ci si può sempre reinventare da zero tutto, bisogna capire dove ha senso investire, dove vivere di open source. Oggi l’apertura a open source – continua Boccadamo – è diventata parte del DNA di engineering di questa azienda”.
Il che non significa andare sul mercato solo con licenze GPL, Microsoft resta un’azienda che sviluppa software e al momento non riesce a vedere modelli di sviluppo sostenibili che non prevedano la fornitura di servizi che non offre : “Ma dal punto di vista engineering – prosegue Boccadamo – abbiamo capito e imparato molto dall’open source: e viceversa”. Tanto per fare un esempio, lo sviluppo dei tre driver in questione non è stato condotto dalla sola Microsoft, bensì in collaborazione con tutti i partecipanti della community di sviluppo di questo tipo di moduli del kernel, e con il contributo di Novell che ha consentito di armonizzare gli atteggiamenti e i comportamenti di BigM con le dinamiche proprie della community preesistente.
Il mondo, insomma, è cambiato, così come le tecnologie in gioco e i modelli di business: Microsoft non è oggi un’azienda in grado di distribuire gratuitamente il proprio software, alla ricerca com’è delle risorse da investire nello sviluppo di nuove soluzioni, ma resta importante cercare di chiarire il proprio ruolo sul mercato . “Noi non costruiamo soluzioni per le imprese – illustra Boccadamo a Punto Informatico – Le soluzioni speriamo che con i nostri strumenti le facciano altri: il mondo si evolve, se io ne faccio parte non posso far finta di nulla. Guardo alle metriche economiche del mio business e cerco di cogliere nuove opportunità rispetto alle tecnologie in gioco”.
Microsoft, sembra di capire, è giunta alla conclusione che non tutto quello che accade nel mondo IT sia diretta conseguenza delle sue scelte : “Pensate proprio alla virtualizzazione, una tecnologia di cui certo non siamo stati all’inizio i principali promotori – precisa Boccadamo – È il mercato che guida l’innovazione, la tecnologia si affermerebbe lo stesso: io che produco prodotti per server, di fronte al numero di server che diminuisce cerco di trovare altri tipi di offerta che mi offrano diversi tipi di margine e incentivi”. Ma, in conclusione, si tratta di un evento “non negativo: le aziende, anche i nostri partner, devono rivedere il proprio ruolo? Non lo decide Microsoft – conclude – alcuni modelli vanno oltre Microsoft stessa”.
a cura di Luca Annunziata