Arriva la smentita da Redmond delle ipotesi secondo cui Microsoft sarebbe stata costretta a rilasciare i propri driver d’integrazione Linux sotto GPLv2 per rispettare le clausole di questa licenza.
BigM ha annunciato di aver scelto la strada dell’Open Source deliberatamente, e non di esser stata costretta a rilasciare i driver per l’integrazione di Linux nella sua piattaforma di virtualizzazione Hyper-V sotto GPLv2 per non violare le condizioni con cui viene rilasciato il kernel Linux, come teorizzato nei giorni scorsi.
Anche Vyatta , data come fonte dell’accusa della violazione GPL alla base del presunto obbligo, smentisce categoricamente.
Sam Ramji, responsabile del settore di Redmond che si occupata delle strategie Open Source, ha dichiarato nel suo blog che la scelta di concedere le 20mila righe di codice alla community Linux è stata una scelta deliberata, “per i reciproci benefici ai clienti, ai partner, alla community e a Microsoft”.
Il motivo principale dietro la nuova strategia di licensing aperto è che la GPLv2 è la licenza richiesta dalla comunità Linux in cambio del suo più ampio supporto: il contributo che può fornire la comunità è indispensabile al miglioramento dei driver.
Di conseguenza, ha detto Ramji, la GPLv2 è “la scelta migliore che potessimo fare per partecipare al Linux Driver Porject”. ( C.T. )