All’inizio di maggio Microsoft ha approfittato dell’attenzione riservata all’evento Build 2019 per presentare ElectionGuard, una piattaforma dedicata alla gestione del processo di voto. Oggi il gruppo di Redmond torna sul tema, mostrando una postazione elettorale realizzata assemblando componenti facilmente reperibili sul mercato: un tablet della linea Surface, una normale stampante e la periferica Xbox Adaptive Controller pensata per rendere l’utilizzo accessibile a tutti, anche a chi ha problemi nell’interazione con il display touchscreen.
Microsoft ElectionGuard per le votazioni
A fare da collante tra le varie parti c’è un software appositamente sviluppato, che opera in background e in modo invisibile. Difficilmente vedremo a breve questa attrezzatura installata nelle urne, ma l’intenzione è quella di mettere in campo un progetto pilota già in vista delle Presidenziali USA 2020. A tale scopo l’azienda sta collaborando con alcune delle realtà statunitensi impegnate nel settore delle voting machine: all’elenco si aggiungono Clear Ballot e Smartmatic. La società Dominion Voting Systems sta valutando l’ipotesi di fare altrettanto.
Il funzionamento è presto spiegato: dopo aver espresso la propria preferenza sul tablet o tramite il controller, la tecnologia la registra facendo leva su un sistema di crittografia omomorfica (homomorphic encryption), una tecnica che consente di elaborare un insieme di informazioni cifrate senza bisogno di decifrarle. Così facendo viene garantito l’anonimato dell’elettore a cui viene inoltre restituito un codice, su supporto cartaceo, utile per verificare online che il voto sia stato conteggiato senza subire alterazioni.
Nel suo post dedicato all’iniziativa, Microsoft sottolinea l’urgenza di adottare soluzioni avanzate per le elezioni, citando numeri in crescita per quelli che vengono definiti “attacchi di stato”. Circa 10.000 i clienti dell’azienda interessati in un solo anno, l’84% dei quali con azioni che hanno preso di mira a un’utenza enterprise e il restante 16% gli account email personali. La provenienza è spesso russa, iraniana o nordcoreana. Sebbene questo tipo di minacce non colpisca direttamente il processo democratico, considerando le interferenze estere che hanno segnato l’avvicinamento alle Presidenziali USA del 2016, l’entità del pericolo non è da sottovalutare.