Microsoft e open source tornano a incrociare i loro binari: mentre Redmond vende certune sue IP a un’importante organizzazione del mondo FOSS , Big M si trova contemporaneamente a tenere lezioni su Linux.
Il pacchetto di proprietà intellettuale ceduto è composto da 22 brevetti appartenenti allo sterminato portfolio in mano a Microsoft (50mila o giù di lì secondo Redmond), inizialmente venduti all’organizzazione Allied Security Trust di cui fanno parte giganti del calibro di Google, Hewlett-Packard, Verizon e Cisco Systems.
I brevetti riguardano gli asset 3D di Silicon Graphics acquistati nel 2001 da Microsoft, descritti da Redmond stessa come non essenziali per i propri interessi e (soprattutto) strettamente imparentati con il Pinguino. E proprio una community che tiene molto da vicino agli interessi di Linux , nella fattispecie l’ Open Invention Network , starebbe per comprarli dall’attuale proprietario vale a dire la suddetta AST.
Nonostante le pretese di rivalsa su tecnologie open source, nonostante le furenti accuse nei confronti di Linux per la presunta violazione di centinaia di brevetti, Microsoft è apparentemente disposta a fare business e cedere IP al mondo open.
Stando a quanto sostenuto da Redmond, in realtà la cessione dei 22 brevetti in oggetto a OIN (che dice di volerli concedere gratuitamente alla community FOSS per proteggerla da eventuali contraccolpi legali da parte dei “patent troll”) sarebbe perfettamente in linea con la propria politica in materia, politica che include la recente proposta di un sistema di brevetti globale in modo da facilitare la gestione del complesso meccanismo di assegnazione e difesa legale delle IP.
Ma se da un lato si dice ben contenta del passaggio di mano di alcuni brevetti tra AST e OIN, dall’altro Microsoft si occupa di ritrarre l’open source senza risparmiare gli affondi. Se ne sono accorti anche gli impiegati di Best Buy , a cui Redmond ha offerto la possibilità di ottenere una copia di Windows 7 per soli 10 dollari nel caso in cui questi avessero completato un percorso di training sulle “verità di fatto” di Windows, Linux e sul perché il primo sia preferibile al secondo sotto tutti i punti di vista.
Stando ad alcune slide estrapolate dal suddetto programma di training, la selezione dei tratti con cui descrivere su Linux comprenderebbe la sua scarsa familiarità e facilità d’uso, la mancanza di attrattiva sul pubblico, la pochezza dell’integrazione con la “casa digitale” (senza ben specificare in cosa consista tale concetto), l’incompatibilità con la maggior parte di player digitali, stampanti, scanner, servizi, WLAN, e software variamente assortito.
Alfonso Maruccia