Seattle (USA) – Nei prossimi mesi salteranno sicuramente un paio di “teste” in Microsoft . Per la sesta volta, in pochi anni, è stato pizzicato un dipendente che rivendeva sotto banco gran quantità di software. Finn W. Contini è stato condannato a quattro anni di reclusione per aver smerciato almeno 2700 applicazioni Microsoft, valutate 7 milioni di dollari. Un bel giro di denaro che ha fruttato a Contini circa 2,3 milioni di dollari di profitto.
I dipendenti Microsoft hanno possibilità di accedere ad un programma di acquisto interno che prevede forniture in modica quantità scontate o gratuite . Ovviamente la modica quantità dovrebbe rispondere alle esigenze professionali ma, come era già successo nel 2003 con due dirigenti , eludendo ogni controllo si possono ottenere cospicui introiti.
Finn W. Contini aveva manipolato il sistema interno affinché fossero bloccate le mail di notifica degli acquisti che vengono spedite automaticamente ai supervisori e ai manager addetti al controllo. Una soluzione che l’azienda aveva implementato nel 2002 proprio per evitare abusi.
La Procura ha sostenuto, fin dall’inizio del dibattimento, che Contini si sia prodigato anche nella ricerca di altri complici, istigando alla frode . “Non siamo assolutamente d’accordo su questa teoria, Contini non ha mai istigato nessuno”, ha dichiarato Ralph Hurvitz, avvocato dell’accusato.
All’inizio del 2005 altri tre dipendenti sono stati condannati per il medesimo reato. Robert Howdeshell dovrà scontare due anni e tre mesi di reclusione; Alyson Clark e Christine Hendrickson “pagheranno” con cinque mesi di carcere e cinque mesi di domiciliari.
Contini, inoltre, ha accettato di rinunciare ai suoi beni, acquistati con l’attività illegale. Un patrimonio di 1,7 milioni di dollari , che comprende quattro proprietà in Washington e Oregon, una Toyota Highlander, una Honda Civic, monete d’oro e d’argento, e più di 188 mila dollari di contanti depositati in più conti correnti. John Coughenour, il giudice della Corte Distrettuale, oltre alla reclusione ha comminato all’uomo tre anni di libertà vigilata da scontare dopo il carcere e una multa da 7,1 milioni di dollari, cifra che sarà “girata” a Microsoft.
Dario d’Elia