Ad aprile la Corte Suprema degli Stati Uniti ascolterà il caso brevettuale che vede contrapposti Microsoft e i4i in merito ai brevetti software sulla tecnologia Custom XML e in quell’occasione Electronic Frontier Foundation, Apache, Public Knowledge, Red Hat, Google, Dell e altre aziende ICT si schiereranno dalla parte di Microsoft. Con l’obiettivo di ottenere una riforma del sistema brevettuale .
Dal momento che in quell’occasione Redmond chiederà al giudice di abbassare gli attuali standard legali adottati per giudicare le controversie brevettuali in particolare in casi di invalidazione di un titolo conteso, i sei, interessati ad una riforma del sistema brevettuale, non vogliono restare a guardare impotenti lo svolgersi della contesa, e hanno così deciso di intervenire presentando le loro opinioni.
La questione riguarda lo standard della prova su cui si misura un caso di invalidazione di un brevetto contestato, attualmente tarato su “prove chiare e convincenti” (con limitazioni anche circa la valutazione la prior art ), un canone molto più alto (e conservativo dei titoli concessi dall’ufficio brevettuale) rispetto alla preponderance of evidence in vigore per le cause civili. Questo livello di prova (che semplicemente mette su una bilancia le ragioni contrastanti, scegliendo a favore di quelle che pesano anche solo leggermente di più) renderebbe molto più semplice dimostrare una violazione o invalidare un brevetto.
EFF (che da tempo ha preso posizione ), Apache e Public Knowledge ritengono (ricalcando la posizione di Redmond) che uno standard più basso di invalidazione dei brevetti possa permettere di scremare quelli non validi , rendere il panorama più chiaro e disincentivare i patent troll. Inoltre anche le aziende interessate unicamente ad approfittare della confusione per cercare di ottenere qualche tipo di accordo di licenza ci penserebbero due volte prima di agire, dal momento che, se vigesse il principio di preponderance of evidence , rischierebbero di perdere il brevetto coinvolto quando la controparte decidesse di contrattaccare con un’accusa di non validità.
Sulla stessa linea i commenti depositati da Red Hat insieme a Google, Hewlett-Packard, Dell e ancora Verizon, HTC, LinkedIn, Mastercard, The New York Times, Time Warner, Wal-Mart, e Zynga. “L’onere della prova sembra una cosa tecnica, ma influenza pesantemente l’applicazione della legge – ha commentato Rob Tiller di Red Hat – e l’attuale sistema impedisce l’invalidazione di una serie di brevetti che non sarebbero mai dovuti essere concessi”.
Se Microsoft dovesse perdere in quest’ultimo grado di giudizio rischia di vedere confermata la sentenza con cui è stata condannata a pagare 290 milioni di dollari di danni a i4i e a rimuovere dalla vendita Word 2007, Word 2003 e Word for Mac 2008.
Claudio Tamburrino