Roma – “A cosa serve un telefonino?”: comincia così una chiacchierata con Fabio Falzea , direttore della divisione Microsoft Mobile and Embedded di Microsoft Italia, a margine di un convegno tenutosi negli scorsi giorni a Roma. Dall’altro lato di un tavolino, Falzea racconta a Punto Informatico il suo punto di vista sul mondo della telefonia, e su quello degli smartphone in particolare. Una visione disincantata, come è lecito aspettarsi da un addetto ai lavori, ma soprattutto ottimista: perché la tecnologia può davvero migliorare la vita.
Prima di tutto, bisogna fare attenzione a “non confondere il mezzo con il fine”: un cellulare è solo uno strumento , la differenza la fanno i servizi disponibili su quello strumento. “Per garantire un’esperienza ricca e interessante occorre sviluppare un intero ecosistema attorno ad un telefono, portando avanti uno sviluppo organico che garantisca agli utenti le caratteristiche di sicurezza e completezza che richiedono”.
Microsoft, dal canto suo, tenta proprio di fare tutto questo: un cellulare deve consentire a chi lo utilizza di riuscire a fare quello che si è prefissato, deve essere facile da utilizzare e deve mettere in condizione chi deve realizzare del software di poter ottenere il suo scopo senza doversi complicare troppo la vita. In qualche modo “bisogna convincere le persone che hanno bisogno degli smartphone”, avvicinando questo tipo di terminale alle esigenze quotidiane .
I personal computer saranno sempre più entità connesse alla rete , predice Falzea, e questo trasformerà il modo stesso in cui verranno utilizzati: “I cellulari sono destinati ad essere un sottosistema di queste entità, che grazie agli sforzi di chi produce smartphone, si espanderanno sempre di più nelle loro funzioni”. A riprova di questo principio, Falzea fa un esempio: “Una madre che utilizza uno smartphone non chiede di meglio di poter coordinare la propria agenda con quella del marito e dei figli”.
La soluzione migliore, dunque, è forse quella di andare verso una sempre più massiccia integrazione delle funzioni dei dispositivi mobili con la vita quotidiana: “È un tipo di passo – precisa – che richiede un approccio sistemico”. Che sia forse da sviluppare un sistema operativo per cellulari, come sta facendo Google con Android ? La risposta è netta: “Da solo non basta. E la battaglia non è tra sistemi operativi, ma tra servizi: Google forse avrebbe fatto bene a concentrarsi su una interfaccia per i suoi servizi, come Yahoo!, invece di tentare la strada complicata della creazione di un OS per cellulare”.
Quest’ultimo, spiega Falzea, è un lavoro complicato: “Bisogna defocalizzare l’attenzione dal sistema operativo, bisogna comprendere che la tecnologia da sola non basta: la differenza la fa l’interfaccia, che deve adattarsi al tipo di utente che ha di fronte e al tipo di servizio che si sta usando”. E si tratterà sempre di più di servizi utilizzabili ovunque , nel modo più naturale a seconda del tipo di interfaccia – e dunque di dispositivo – utilizzato in quel momento.
Da chi controlla il settore mobile di uno dei principali concorrenti del neonato iPhone 3G ci si potrebbe aspettare frasi aggressive sul futuro avversario. Invece Falzea è tutt’altro che ostile al nuovo venuto: “iPhone avrà il compito di allargare il mercato degli smartphone: se oggi in Italia si vendono 3 milioni di cellulari in questo settore, con iPhone questo numero è destinato a salire”.
In ogni caso, spiega Falzea, un fantomatico telefonino “che va bene per tutti” non esiste : iPhone non incarna il Jesus Phone , soprannome ideato da un commentatore spiritoso per descrivere il melafonino, è solo un modo di realizzare una offerta che risponda ad un certo tipo di domanda, con contenuti tecnici neppure troppo avanzati.
Le previsioni dicono che in Italia ci potrebbe essere spazio per almeno 500mila iPhone: “Personalmente, preferisco una fetta di una grossa torta piuttosto che una piccola brioche tutta per me: ben venga iPhone”. Che si porta appresso una serie di servizi collegati , inseriti nel pacchetto Mobile Me : “Tutti servizi che si possono fare già sulla piattaforma Live, gratis: solo che, probabilmente, sono troppo complicati da utilizzare”.
Si torna dunque a parlare di interfacce: “Forse il nostro problema (di Microsoft, ndr) è che siamo nati come una azienda di ingegneri e abbiamo mantenuto un certo tipo di approccio”. Da Apple, spiega Falzea, si può imparare il modo migliore di presentare e raccontare la propria offerta, rendendo chiaro agli utenti finali cosa possono fare e come: e la semplicità d’uso sarà una questione fondamentale per riuscire a tenere il passo della concorrenza, magari tenendo salda la seconda posizione nel mercato italiano degli smartphone conquistata in questi anni.
a cura di Luca Annunziata