In un’ intervista apparsa ieri su CNNMoney.com , due dirigenti dell’ufficio legale di Microsoft hanno dichiarato che alcuni tra i più diffusi software open source, tra i quali Linux e OpenOffice, violano oltre 230 brevetti del big di Redmond.
Stando ai dati forniti da Brad Smith, consulente legale di Microsoft, 42 violazioni sono a carico del kernel di Linux , 65 dei componenti dell’interfaccia grafica del Pinguino, 45 di OpenOffice, 15 di programmi per la posta elettronica, e 68 di vari altri software. Il totale fa 235 “trasgressioni accertate”. Smith ha però mancato di identificare specifici brevetti o rivelare in che modo questi vengano infranti.
Non è la prima volta che BigM accusa il software open source di contenere tecnologie di sua proprietà: già nel novembre del 2004 il CEO del gigante di Redmond, Steve Ballmer, citò i risultati di uno studio redatto dalla società Open Source Risk Management ( OSRM ) in cui si affermava che Linux potrebbe infrangere 228 brevetti , 27 dei quali appartenenti a Microsoft.
All’epoca il boss di Microsoft colse l’occasione per lanciare agli utenti di Linux una minaccia neppure troppo velata: “Un giorno qualcuno potrebbe bussare alla vostra porta e chiedervi il pagamento dei diritti legati a queste proprietà intellettuali”. Forse Ballmer sperava che a compiere la sua “profezia” fosse SCO Group , ma oggi la guerra legale lanciata da quest’ultima contro IBM e altri soggetti del mondo Linux sembra destinata a naufragare.
Molti membri della comunità open source temono ora che Microsoft stia provando a fare ciò che non è riuscito a SCO , ovvero far leva sui propri brevetti per tenere sotto scacco la comunità open source e pretendere royalty da tutti i distributori e utenti di Linux.
Un timore alimentato da nuove dichiarazioni di Ballmer , anch’esse riportate nell’articolo di CNNMoney.com . “I rivali di Microsoft che operano nel settore open source devono giocare rispettando le stesse regole seguite dal resto dell’industria”, ha affermato il famoso dirigente. “Ciò che è giusto è giusto. Noi viviamo in un mondo dove rispettiamo le proprietà intellettuali e ne promuoviamo il rispetto”.
Va notato come Microsoft, snocciolando i numeri relativi alle violazioni di brevetto, non si sia limitata a citare en passant dei dati già di pubblico dominio, come fatto da Ballmer nel 2004, ma abbia fornito dettagli inediti, probabilmente derivanti da uno studio interno o su commissione: questo dimostra, secondo alcuni osservatori, che questa volta Microsoft fa sul serio . Non tutti sono però di questo avviso. Altri ritengono infatti che una guerra legale “alla SCO”, ma con protagonista un’entità del calibro di Microsoft, darebbe origine ad un’onda d’urto che finirebbe per danneggiare, se non persino travolgere, l’intero settore del software , inclusa la stessa società di Bill Gates.
Tra i supporter dell’open source l’opinione più gettonata è che le recenti dichiarazioni di Microsoft abbiano lo scopo di creare il cosiddetto FUD , ovvero un clima di timore e incertezza capace di favorire le recenti strategie dell’azienda: strategie che, pur se volte a raccogliere royalty dal mondo open source, lo fanno in modo sotteso, attraverso accordi – come quelli stipulati con Novell , Wal-Mart e, più di recente, Samsung e Dell – che offrono alle partner protezione legale.
Spesso da questo tipo di accordi Microsoft non trae un vantaggio economico immediato, per lo meno non rilevante, ma in cambio ottiene rapporti commerciali esclusivi, accesso privilegiato alle proprietà intellettuali della propria partner, scambio di tecnologie e varie forme di collaborazione. Come si è ricordato anche di recente, tale politica è vista da molti sostenitori del Pinguino come il tentativo, da parte di BigM, di controllare il mercato Linux indebolendo tutti i distributori e le grandi aziende che non stringono patti con lei.
Sia come sia, qualcuno si spinge a leggere le dichiarazioni di Microsoft come la prima vera grande minaccia per l’open source.