Sta facendo molto rumore la notizia della megamulta comminata dalla giuria federale di San Diego a BigM, rea di aver infranto i brevetti di proprietà di Alcatel-Lucent sulle tecnologie di compressione del formato MP3. Microsoft dovrà versare 1,52 miliardi di dollari ad Alcatel per aver integrato il supporto allo standard di musica digitale più popolare di sempre all’interno dei propri sistemi operativi sin dal lontano 2003.
Gli algoritmi alla base di MP3 sono stati originariamente sviluppati in co-operazione tra il Fraunhofer Institute e gli ex-Bell Laboratories. Il primo gruppo a rilasciare un encoder fu il Fraunhofer Institute nel 1994, e Microsoft ha sempre sostenuto di aver ottenuto in licenza la tecnologia proprio da quest’ultimo, pagandola ben 16 milioni di dollari ed integrandola nei sistemi operativi Windows attraverso i codec e il lettore software Windows Media Player.
Ma Alcatel, che detiene le proprietà dei Bell Laboratories, nel 2003 ha trascinato in tribunale i produttori di PC Dell e Gateway per l’utilizzo illegittimo dei suoi brevetti. Microsoft, in accordo con i patti di indennizzo stretti con le due società, ha offerto loro protezione legale ed ha ottenuto come contropartita la denuncia di Alcatel per la violazione degli accordi di sfruttamento dei brevetti sulla console Xbox 360 . Le due aziende avevano stretto un’intesa sulla prima Xbox ma Alcatel-Lucent ha sostenuto davanti al giudice – e ha infine ottenuto una sentenza a proprio favore – che l’accordo non comprendeva la nuova versione.
Allargando il discorso dal merito della sentenza, la decisione di San Diego preoccupa e allarma esperti e aziende di settore: il caso potrebbe stabilire un pericoloso precedente per Alcatel, che potrebbe decidere di adire alle vie legali anche con le altre centinaia di aziende che hanno ottenuto le licenze di sfruttamento del formato MP3 dal Fraunhofer IIS: nomi importanti del calibro di Apple, Linspire, Intel, Toshiba e molti altri potrebbero divenire facile bersaglio di una ipotetica strategia a mezzo tribunali di Alcatel.
Microsoft, ad ogni modo, ha già fatto sapere di voler chiedere al giudice di rigettare la sentenza della giuria, e di essere pronta ad andare in appello. Ma il dibattito in rete infuria: l’analista Carmi Levy, interpellato sulla faccenda da BetaNews descrive la sentenza come pericolosa per l’intero settore della proprietà intellettuale. Levy sostiene che, qualora la sentenza venisse confermata anche nei successivi gradi di giudizio, passerebbe il concetto secondo cui chi ha avuto l’idea originale, Alcatel in questo caso, può pretendere di registrare e rinforzare il brevetto su di essa anche se, in realtà, chi quell’idea l’ha poi concretizzata è un soggetto diverso, il Fraunhofer nello specifico del formato MP3.
Al contrario, se Microsoft vedesse infine prevalere il proprio punto di vista, verrebbe accettato il giudizio secondo cui non è possibile brevettare l’idea alla base di un software, ma la sua implementazione . La sentenza cade ad ogni modo in un periodo cruciale per Redmond, impegnata com’è nel difficile e delicato passaggio di consegne dei suoi prodotti di punta, Windows e Office, alle nuove generazioni commercializzate di recente. Senza considerare la concorrenza sempre più serrata di giganti quali Google, che con le sue Google Apps Premier Edition ha lanciato una sfida senza precedenti alla suite per la produttività di BigM.
A conferma dei tempi tribolati vissuti nel quartier generale Microsoft arriva la notizia dell’ ennesima causa legale per un marchio registrato conteso , in questo caso la linea di applicativi da ufficio web oriented Office Live . Il marchio è di proprietà della società omonima dal 2002, ma Redmond sostiene che le richieste del concorrente sono “invalidate” dal significato comune della definizione “live”. Si vedrà.
Alfonso Maruccia