Milano – Non è mai troppo tardi per cambiare sistema operativo: e se la faccenda riguarda una rete aziendale, un contesto nel quale ogni cambiamento andrebbe pesato e programmato con largo anticipo, occorre programmare anche questo passo con cura. È per questo che Markus Nitschke, di Microsoft Germania, lancia un appello a mezzo blog (in tedesco): convertitevi, abbracciate Windows 10 , prima che i PC che montano ancora Windows 7 vadano incontro allo stesso destino di quelli che montavano Windows XP.
Il titolo scelto da Nitschke potrebbe essere anche rassicurante: “Il supporto a Windows 7 terminerà tra tre anni”. Quello che Nitschke vuole in realtà porre in evidenza è il fatto che nel 2020 termineranno tutti gli aggiornamenti , compresi quelli in materia di sicurezza, per la vecchia versione del suo sistema operativo: considerato che ci sono oltre due generazioni e mezza di prodotti più recenti in circolazione (Windows 8, Windows 8.1, Windows 10 e Windows 10 Anniversary Edition), l’invito è ad aggiornarsi (ovviamente a Windows 10) il prima possibile.
La sicurezza è uno dei dati principali che viene battuto e ribattuto per convincere i più scettici ad aggiornare il loro OS: Windows 10 supporta il riconoscimento biometrico con Windows Hello, dispone di sandbox per l’escuzione di programmi in modalità protetta, incorpora tutti i ritrovati tecnici più recenti sviluppati da Microsoft per attenuare i rischi da exploit o addirittura azzerarli nella migliore delle ipotesi. L’architettura di Windows 7, in questo senso, è “obsoleta”: si tratta di un sistema operativo “progettato per il mondo del 2000”, dunque non tiene conto delle novità (e delle nuove minacce) che si sono evolute nel frattempo.
C’è anche un altro aspetto di cui tenere conto: se anche ci fossero buone ragioni per tenere legata una infrastruttura aziendale a una vecchia versione di sistema operativo, i passi in avanti della tecnologia stanno rendendo sempre più complesso gestire queste situazioni. A volte l’hardware non resiste altrettanto bene al passare degli anni, e la rottura di un processore o di qualsiasi altro componente può obbligare a cambiare PC: in questo caso se a bordo ci fossero processori Kaby Lake o Ryzen, le ultime due generazioni di Intel e AMD, ci saranno parecchi grattacapi da risolvere visto che i driver per queste piattaforme hardware sono stati sviluppato soltanto per Windows 10 .
L’esortazione rivolta da Nitschke ai suoi lettori è di prendere in considerazione il prima possibile l’aggiornamento a Windows 10: le problematiche tecniche del passaggio da 7 a 10 dovrebbero essere decisamente ridotte rispetto al passato , e inoltre più passa il tempo e più grande sarà il solco (economico e pratico) da colmare per aggiornare tutti i propri programmi e le proprie infrastrutture al nuovo prodotto. Resta da vedere se le aziende ci sentiranno da quest’orecchio.
Luca Annunziata