“Abbiamo attualmente nel mondo un mosaico di leggi che sta formando una situazione crescente di confusione, quasi un pantano per tutti quelli che forniscono informazioni”. Così Brad Smith, vicepresidente e general counsel di Microsoft, intervenuto di recente al Global Services Summit , convegno che riunisce istituzioni bancarie, operatori di telecomunicazione e industrie impegnate nel settore dei servizi. Smith ha lanciato un appello per conto di Redmond: i vari stati del mondo dovrebbero forgiare nuove regole per gestire movimenti sempre più frequenti di dati elettronici all’interno della società connessa.
Al centro del discorso di Smith, il concetto che aziende come Microsoft, Yahoo! e IBM abbiano sviluppato grandi sistemi centrali per la conservazione dei dati, purtroppo complicati da leggi di tipo nazionale che modificano di fatto i criteri di archiviazione a seconda delle decisioni dei governi al riguardo. Seguendo l’esempio del counsel Microsoft, una nazione potrebbe optare per la conservazione di un indirizzo email lunga un anno, magari per scopi di sicurezza, mentre un’altra potrebbe invece cancellarla dopo sei mesi, per evitare intrusioni nella privacy dei netizen.
“In questo caso – ha continuato Smith – è molto difficile localizzare un data center in una nazione e fornire lo stesso servizio agli utenti di un’altra nazione. Così come cambiano continuamente le tecnologie, dovranno cambiare anche le leggi, per permettere ai vantaggi relativi di diffondersi nel pianeta”.
Leggi da modificare, dunque. Il Ministero della Giustizia britannico ha annunciato che, a partire dal prossimo aprile, si rischierà fino a due anni di prigione per aver ottenuto in maniera illecita dati personali di tipo confidenziale, come numeri di telefono o record sanitari. La decisione delle autorità di Londra è stata presa per frenare l’attività di investigatori privati e agenti d’inchiesta assoldati dai quotidiani, presi a scambiarsi illegalmente dati riservati.
Mauro Vecchio