Microsoft ha annunciato l’introduzione di Copilot Daily, una nuova funzionalità del suo assistente AI Copilot, che offrirà agli utenti un resoconto parlato delle condizioni meteo e delle notizie del giorno, attingendo esclusivamente da fonti autorizzate.
Il gigante di Redmond inoltre, ha stretto accordi con importanti editori, tra cui Reuters, Axel Springer, Hearst Magazines, USA Today Network e Financial Times, per assicurarsi i contenuti necessari. Al momento, Copilot Daily è disponibile solo negli Stati Uniti e nel Regno Unito, ma l’azienda prevede di espandere il servizio a nuovi Paesi molto presto.
Microsoft lancia Copilot Daily e si accorda con gli editori
Le partnership arrivano in un momento in cui alcuni fornitori di AI, tra cui OpenAI e persino Apple, stanno stringendo accordi con gli editori, e mirano non solo a procurarsi i dati necessari per addestrare i modelli linguistici, ma anche a tutelarsi da eventuali accuse di violazione del copyright.
Ad esempio, Perplexity ha iniziato a condividere le entrate pubblicitarie con gli editori quando il suo strumento di ricerca basato sull’AI mostra i loro articoli in risposta a una query. OpenAI, invece, sta concedendo in licenza i contenuti di vari editori, tra cui Condé Nast, Time, News Corp, Vox Media e Associated Press. Secondo alcune stime, il mercato dei dati per l’addestramento dell’AI potrebbe raggiungere i 30 miliardi di dollari entro un decennio.
Critiche e sfide per il settore dell’informazione
Nonostante questi sviluppi, alcuni editori, scrittori e sindacati hanno espresso perplessità sulla struttura di questi accordi, ritenendo che sottovalutino il valore del giornalismo. Inoltre, sono emerse criticità nell’implementazione di queste partnership, come nel caso del chatbot ChatGPT di OpenAI che produceva link non funzionanti alle storie dei partner giornalistici.
Il settore dell’informazione si trova ad affrontare una fase delicata, con la prospettiva di perdere migliaia di posti di lavoro quest’anno. Ci sono diversi fattori che stanno impattando negativamente: la crescita lenta dei budget pubblicitari, con le aziende che investono meno in inserzioni sui media; l’inflazione galoppante che riduce i profitti; e le modifiche agli algoritmi di piattaforme come Google e Meta, che danno priorità ai contenuti gratuiti penalizzando gli editori e i contenuti in abbonamento.