Washington (USA) – Non avrebbe potuto essere più duro e secco il Dipartimento della giustizia nelle 71 pagine appena consegnate al giudice Thomas Penfield Jackson. Un “tomo” di dichiarazioni conclusive nelle quali si accusa esplicitamente Microsoft di aver violato deliberatamente lo Sherman Act, la legge antimonopolio sulla quale è fondato “l’american business”.
Le carte consegnate dal Dipartimento, a cui faranno seguito il prossimo 17 gennaio le conclusioni di Microsoft, serviranno a Jackson per emettere un verdetto, previsto per il prossimo marzo.
All’interno della requisitoria si legge, tra l’altro: “Questo non è il caso di un’azienda che gode i frutti delle forze economiche che hanno prodotto un monopolio naturale con i competitor non in grado di stare dietro alle proprie qualità industriali. Non è neanche un caso nel quale il Congresso o uno Stato ha deciso che il suo mercato debba essere soggetto a leggi e regolamentazioni per non essere esposto al libero mercato. Questo è invece il caso di un monopolista che, in un mercato senza regole specifiche, si è adoperato per schiacciare tutti i tentativi di ingresso nello stesso e per espandersi il più possibile”.
Sotto accusa, tesi peraltro già ampiamente nota, sono le pratiche commerciali di Microsoft, “scorrette” secondo il Dipartimento e il pre-verdetto emesso dallo stesso Jackson, per quanto riguarda sia il settore dei browser che i rapporti con i costruttori di personal computer.
In particolare sono emersi alcuni punti su cui i vari partecipanti all’accusa, il Dipartimento della Giustizia e 19 stati americani, hanno raggiunto un faticoso accordo. Microsoft sarebbe colpevole perché:
– ha unito la vendita del browser a quella del sistema operativo
– ha usato il suo potere di mercato per mantenere un monopolio
– ha tentato di monopolizzare il mercato dei browser
– ha imposto accordi di esclusiva a provider internet e sviluppatori
– ha imposto restrizioni alle attività dei costruttori di computer.
Il riferimento allo Sherman Act è molto significativo per il ruolo anche simbolico che questa legge ha nell’imprenditoria americana. La sezione 2 di questa antica legge recita: “chiunque creerà un monopolio o tenterà di crearlo, o si unirà ad altri per monopolizzare una porzione qualsiasi del commercio tra i singoli Stati o con nazioni estere sarà ritenuto colpevole di un reato (…)”.