A favore di Redmond è stata emessa una sentenza che potrebbe influenzare molti dei processi per violazione di proprietà intellettuale in corso: Microsoft è stata condannata per infrazione di un brevetto, ma i danni stabiliti dalla corte distrettuale sono stati considerati eccessivi in appello. E il giudice ha ora chiesto anche chiarezza sui metodi di calcolo del danno.
Uno dei problemi principali dei complessi processi che riguardano la proprietà intellettuale è, una volta accertata la violazione, valutare il danno subito: si tratta di dare un valore a un bene intangibile , che spesso non è l’unica parte né la caratteristica principale del prodotto in cui è incorporato.
Si utilizzano varie tecniche per calcolare i danni . Tra le altre, si può procedere al calcolo dei costi di ricerca (molto utilizzato nei processi degli anni novanta che vedevano condannati i cracker per furto di documenti ufficiali) o si può calcolare il “prezzo premio” accordato dai consumatori al prodotto grazie alla presenza della nuova tecnologia brevettata, oppure si può effettuare al computo delle royalty solitamente accordate per un bene simile.
Nel caso in esame, per la violazione del brevetto (originariamente posseduto dai laboratori Bell) su un metodo per inserire informazioni sullo schermo di un computer senza utilizzare la tastiera, Alcatel avevo richiesto royalty pari all’8 per cento dei guadagni delle vendite di Windows: il brevetto era utilizzato in violazione in alcune opzioni del calendario di Outlook e di Money e Windows Mobile.
La Corte Distrettuale, giudicando il tool “determinante” nella scelta dell’acquisto del programma, avrebbe voluto compensare Alcatel con una percentuale dei guadagni di Microsoft sull’intero software: 357.693.056,18 di dollari. Come spesso fatto in processi analoghi nel corso degli anni, la corte avrebbe preso il valore dell’intero mercato moltiplicandolo per le royalty richieste. Redmond, al contrario, valutava di dover pagare 6,5 milioni di dollari.
La Corte Federale che ha ricevuto l’appello di Microsoft, ha ora confermato la sentenza che giudicava Microsoft in violazione del brevetto di Alcatel-Lucent, ma ha dato ragione a Redmond decidendo che i circa 358 milioni di dollari di danni richiesti dalla corte distrettuale fossero eccessivi. Dichiarando inoltre che non vi siano prove a sufficienza sul metodo di calcolo adottato , ha rimandato la questione alla Corte Distrettuale.
“Il danno andrebbe calcolato all’estensione dell’utilizzo del metodo in infrazione del brevetto da parte dei consumatori” hanno sottolineato i giudici d’appello. La caratteristica che infrange il brevetto sarebbe solo un piccolo pezzo di un “più complicato software”. Si legge quindi nella sentenza che “la porzione del profitto che può essere accreditata per l’uso in violazione dello strumento è estremamente piccola”.
La formula “estremamente piccola” sta a significare che non non varrebbe la pena calcolarla . Questa nozione e questa sentenza potrebbero avere un effetto domino su numerosi processi pendenti davanti alle corti statunitensi e spegnere sul nascere tutte quella cause che puntano a spillare soldi da brevetti più o meno utilizzati ingolfando la materia e il mercato. Non tutte le infrazioni, d’altronde, valgono milioni di dollari di processo. A queste conclusioni, per esempio, sembrano giunti anche Intel e Bank of America che hanno chiesto che la corte d’appello specializzata in diritto brevettuale, specifichi cosa può essere presentato dalle parti per dimostrare e calcolare il danno eventualmente subito.
Claudio Tamburrino