Mentre in Italia c’è la sensazione che il remote working sia un orpello da mettere da parte il più velocemente possibile, archiviando però questa pratica con motivazioni che sanno più di “sentito dire” che non di analisi scientifiche sulle performance di questi mesi di riorganizzazione, altrove l’approccio alla riflessione sembra essere più rilassato e riflessivo. Microsoft, in primis, ha dapprima allungato i tempi del ritorno in ufficio (così da scongiurare possibili ricadute nell’incubo della pandemia), ma ha anche portato avanti una serie di studi per comprendere l’impatto che il lavoro da remoto ha portato sui ritmi e le dinamiche collaborative.
L’impatto del remote working in azienda
Quel che Microsoft nota è che la non-compresenza ha aumentato il flusso delle comunicazioni asincrone, in primis via mail e messenger. Inoltre le informazioni hanno avuto una circolazione più lenta e difficoltosa, isolando di più i singoli professionisti rispetto alle dinamiche aziendali. Ciò ha comportato conseguenze che, secondo il gruppo, andranno a manifestarsi nel lungo periodo e nel potenziale innovativo dell’azienda. Microsoft non è ovviamente isolata in questo: molti altri gruppi hanno già indicato tempi di rientro lunghi e dovranno pertanto affrontare medesime problematiche ancora per tutto il periodo autunnale.
L’obiettivo delle ricerche Microsoft (pubblicate su Nature) è approfondire le dinamiche innescate dalla virtualizzazione dei team di lavoro, poiché studiare questo fenomeno può restituire importanti accorgimenti da adottare per alzare il livello della produzione. I pattern comunicativi tra le singole particelle di una squadra di lavoro sono l’elemento più prezioso che si cerca di mettere in luce, perché solo migliorando le connessioni tra queste è possibile restituire forza (e forse addirittura aumentare le potenzialità generali rispetto al pre-Covid): non si tratta di scegliere se proseguire o se tornare indietro, ma in discussione v’è soltanto il come. Indietro, in realtà – e questo l’Italia dovrebbe imparare a metabolizzarlo quanto prima – non si torna.
I primi studi Microsoft sul tema sono stati relativi all’impatto che telelavoro ha sui singoli dipendenti e sulla percezione che hanno del loro tempo libero e della maggior dedizione che possono riversare sulla famiglia. Ora è venuto il momento di uno studio ulteriore, che misuri l’impatto sul tempo lavorativo e sul rapporto con i colleghi. Per il gruppo trattasi di studi con doppia valenza: non soltanto per capire come meglio organizzare internamente i flussi operativi, ma anche per capire come sviluppare al meglio gli strumenti di lavoro che Windows, Office e Teams possono mettere a disposizione delle aziende di tutto il mondo.
Questa fase è dunque fondamentale per Microsoft soprattutto in vista di una “new normality” nella quale saranno molte le aziende a prevedere un maggior remote working nella propria strategia quotidiana: saranno gli strumenti a doversi adattare alle nuove richieste di mercato e Microsoft è la prima a dover intuire ove il mercato stesso stia per andare.