Redmond (USA) – Si chiama Open Specification Promise ed è a tutti gli effetti proprio questo: una promessa. Pubblicata sul sito di Microsoft, impegna il big di Redmond a non perseguire legalmente chi utilizzerà anche a fini commerciali 35 standard per web service sui quali il colosso vanta diritti di brevetto. Una mossa che mantiene a Microsoft la proprietà intellettuale su quelle tecnologie ma ne permette l’ampia adozione, togliendo così di mezzo potenziali contestazioni sulla libera concorrenza, che in casi analoghi in passato hanno infastidito la società di Bill Gates.
“Microsoft promette in modo irrevocabile – si legge nello statement pubblicato dall’azienda – di non invocare Microsoft Necessary Claims contro chi realizza, usa, vende, offre in vendita, importa o distribuisce qualsiasi implementazione compresa tra le Covered Specification”. Un linguaggio in apparenza oscuro ma che si riferisce a un set di standard di primo piano per lo sviluppo dei web service .
“Questa – continua Microsoft rivolgendosi al singolo sviluppatore – è una promessa personale che Microsoft fa direttamente a te, e tu comprendi che una condizione per beneficiarne è quella di non ricevere diritti (sulle tecnologie utilizzate, ndr.) da fornitori, distributori o chi in altro modo è collegato a questa promessa”.
Il big di Redmond, poi, prevede un’ulteriore clausola , che se non si rispetta fa cadere la promessa stessa: “Se si presenta, si promuove o si partecipa a una denuncia per violazione di brevetto contro una implementazione Microsoft di queste Covered Specification, allora questa promessa personale non si applica in relazione alle implementazioni di quelle Specification realizzate o usate da te”.
In buona sostanza, dunque, Microsoft lega chi accetta la promessa di un utilizzo free che riguarda non solo l’impiego che si fa di quelle tecnologie, che sia totale o parziale, ma anche quello che viene fatto dall’intera filiera di proprio riferimento (sviluppatori, distributori e via dicendo). Una promessa che evidentemente non può coprire eventuali altri reclami di brevetto provenienti da terze parti.
Andy Updegrove, avvocato specializzato nei brevetti, sul proprio blog analizza la “promise” di Microsoft spiegando che ricorda molto da vicino quanto già fatto da Microsoft con il suo Office 2003 XML Reference Schema ma che va più in là nel tentare di rendere il tutto “più chiaramente compatibile con le licenze open source” .
Tra le novità segnalate da Updegrove, il fatto che la promessa sia immediatamente efficace : chi utilizza quegli standard non dovrà firmare alcun accordo, come avviene tradizionalmente, ma potrà muoversi in semplicità, e come lui tutti coloro che faranno riferimento o uso delle implementazioni di quelle tecnologie.
Di interesse segnalare, tra le FAQ sull’argomento, quella relativa alla GPL, la licenza al cuore del software libero. La promessa – spiega Microsoft – “è un modo semplice e chiaro per garantire che la più ampia audience di sviluppatori e clienti che lavorano con software commerciale o open source possano implementare le specifiche. Lasciamo a color che implementano queste tecnologie di capire l’ambito legale nel quale operano. Questo include anche chi opera in un ambito GPL. Poiché la General Public License (GPL) non è interpretata in modo univoco da tutti, non possiamo dare a nessuno un’opinione legale su come il nostro testo si relazioni alla GPL o ad altre licenze di software open source, ma in base al feedback dalla comunità open source riteniamo che una vasta gamma di sviluppatori possano implementare le specifiche”.