O tutto o niente. Microsoft è al lavoro per l’acquisizione del business di TikTok a livello globale, non solamente in quattro paesi (Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda) come ufficializzato nello scorso fine settimana. Dunque anche in Europa, India e in ogni altro paese in cui il social network risulta accessibile. È la voce di corridoio riportata oggi dal Financial Times.
Microsoft comprerà TikTok entro un mese…
Si tratterebbe della mossa più logica, considerando le difficoltà che si paleserebbero altrimenti nel dover spezzettare l’attività della piattaforma applicandovi delle limitazioni di tipo territoriale, dividendo la gestione delle risorse umane, dei dati, delle finanze e così via. Un’ipotesi caldeggiata tra gli altri anche da Donald Trump, intervenuto più volte negli ultimi giorni sul possibile affare. Così scrivevamo in un articolo di martedì.
Donald Trump, che etichetta TikTok come un “hot brand”, suggerisce al gruppo di Redmond di comprare tutto il pacchetto, diventando gestore unico del servizio anziché allungare le mani solo su una porzione mantenendo in gioco altri player. Un passaggio di consegne dell’intera quota sgombrerebbe anche il campo dai timori legati alla gestione dei dati relativi agli utenti americani da parte di realtà cinesi.
… altrimenti ci sarà il ban degli Stati Uniti
Restando in tema di Casa Bianca, proprio da Washington è giunta la pubblicazione di due documenti che ufficializzano la prospettiva del ban negli Stati Uniti per le applicazioni TikTok e WeChat. Gli ordini esecutivi parlano della possibilità di fermare ogni transazione da o verso le cinesi ByteDance e Tencent a partire dal 20 settembre, solo cinque giorni dopo il termine imposto a Microsoft per completare l’acquisizione.
La diffusione continua a mettere in pericolo la sicurezza nazionale, la politica estera e l’economia degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti devono attuare azioni aggressive nei confronti dei possessori di TikTok per proteggere la nostra sicurezza nazionale.
Da capire come la misura potrà essere attuata in termini concreti. Le applicazioni mobile come TikTok e WeChat, a differenza ad esempio di quanto avviene con il business di Huawei, non necessitano di una particolare licenza per poter operare negli USA. È probabile che il blocco faccia riferimento alla distribuzione dei software negli Stati Uniti tramite gli store di Android e iOS, come previsto dal programma Clean Network citato anche ieri da Washington.