C’è aria di cambiamento sotto il cielo del business Microsoft per l’ultimo trimestre dell’anno fiscale 2016, periodo in cui la corporation ha registrato numeri sostanzialmente positivi che dimostrerebbero l’efficacia del passaggio a un modello commerciale basato sul software in abbonamento e il cloud. Ma i numeri raccontano storie parzialmente diverse, da cui non è facile estrapolare un giudizio oggettivo univoco sui risultati del nuovo regime di Satya Nadella.
Stando a quanto dichiara Microsoft, l’ultimo trimestre dell’anno fiscale si è chiuso con ricavi di 20,6 miliardi di dollari, un declino del 7 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso che va però bilanciato con profitti netti per 3,1 miliardi di dollari; il quarto trimestre del 2015 si era chiuso con una perdita di -3,2 miliardi di dollari. Per quanto riguarda i risultati annuali complessivi, Redmond parla di ricavi per 85 miliardi di dollari e profitti netti per 16,8 miliardi, rispettivamente -9 e +11 per cento rispetto all’anno precedente; messa così, la situazione economica di Microsoft non è affatto negativa e la corporation parla un business del cloud (Azure) in crescita vertiginosa (+102 per cento e oltre), che controbilancia una vendita di licenze consumer in contrazione (-4 per cento) e ricavi per gli smartphone in caduta libera (-70 per cento).
La trasformazione da venditore di software ad azienda “come servizio” starebbe insomma funzionando, ha spiegato il CEO Nadella, così come andrebbero bene i numeri degli utenti di Office 365 (23 milioni di abbonati), dei sottoscrittori del servizio videoludico Xbox Live (+33 per cento) e pure delle vendite di dispositivi della linea Surface (+9 per cento).
Il mal di testa viene però provando ad analizzare le singole divisioni in cui Microsoft ha diviso il proprio business, che includono Productivity and Business Processes (Office, Exchange, SharePoint, Skype, Dynamics), Intelligent Cloud (Azure, Windows Server, SQL Server, Visual Studio, Enterprise Services), e More Personal Computing (Windows, hardware, Xbox, ricerca e advertising).
In questo caso il business “Intelligent Cloud”, dato in crescita del 7 per cento, include sia le vendite delle licenze enterprise di Windows che i servizi telematici di Azure, e non a caso la crescita “esplosiva” dichiarata per quest’ultima piattaforma (+102 per cento, dicevamo) dimostra quanto piccolo sia ancora il business cloud di Microsoft rispetto al resto.
Ulteriore confusione arriva poi dall’affiancamento dei risultati non- GAAP a quelli GAAP analizzati fin qui, dove le performance economiche di Microsoft vengono contabilizzate in maniera diversa includendo i ricavi provenienti esclusivamente dalle vendite (contro i principi del modello “come servizio” di Windows, del cloud e di tutto quanto), i costi di ristrutturazione e integrazione: in quest’ultimo caso il quarto trimestre si è chiuso con ricavi di 22,6 miliardi di dollari (+2 per cento) e profitti di 5,5 miliardi (+8 per cento), mentre l’anno fiscale ha incamerato ricavi per 91 miliardi (-2 per cento) e profitti per 22 miliardi (+3 per cento).
Alfonso Maruccia