Ogni giorno un grave pericolo informatico s’affaccia alla rete mondiale, e quel pericolo è l’utente stesso: lo sostiene la nuova versione del Security Intelligence Report di Microsoft (SIRv14), rapporto sui dettagli e i trend delle minacce IT che si rifà alla seconda metà dell’anno 2012.
Fra i dati messi assieme dal SIR spicca infatti il 24 per cento dei PC privi di antivirus, antimalware o di qualsiasi altra protezione contro i pericoli informatici provenienti dalla rete e non solo: in media, si sostiene nel SIR, questi PC non protetti hanno una possibilità 5,5 volte superiore di essere colpiti da infezioni virali o da qualcosa di molto peggio come botnet, backdoor e infezioni complesse multi-componente.
Fra i paesi più colpiti dal fenomeno della mancata protezione, il SIR evidenzia la preponderanza dei PC risultanti installati in Egitto (40 per cento) seguiti da quelli di India (30 per cento), Russia (29 per cento), Stati Uniti (26 per cento), Sud Africa (24 per cento) e via elencando.
Perché i PC non sono protetti con software antivirale nonostante le molteplici offerte di prodotti gratuiti di buona qualità presenti persino nelle ultime versioni di Windows? Microsoft chiama in causa la scarsa consapevolezza degli utenti , la tendenza a usare versioni di prova gratuite che scadono dopo un periodo di tempo prefissato o un’infezione già in corso d’opera che blocca l’entrata in funzione del software di protezione installato.
Per quanto riguarda la situazione italiana, il rapporto Microsoft fotografa una situazione sorprendentemente in controtendenza rispetto a quella mondiale: il numero di sistemi infetti individuati in media è di 3,2 su 1.000 contro la media globale di 6 su 1.000, mentre nella classifica delle categorie di minacce scendono di “popolarità” i trojan (il principale rischio informatico a livello mondiale) e gli adware mentre cresce la diffusione del software indesiderato (32,2 per cento contro il precedente 27,5 per cento).
L’impegno di Microsoft sul fronte della sicurezza non si limita naturalmente al solo sforzo di analisi e classificazione statistica: la società di Redmond è pronta a salire sul carro dell’autenticazione a doppio fattore (opzionale) per gli account utente, un carro che già ospita Google, Apple e molti altri e che nel caso in oggetto fa rima con interoperabilità (almeno con Google) grazie all’impiego dello stesso standard RFC 6238. Per autenticarsi su un servizio remoto di Microsoft sarà insomma possibile impiegare anche una app per smartphone Android – e viceversa.
Alfonso Maruccia