Microsoft trova alleati contro i segreti governativi

Microsoft trova alleati contro i segreti governativi

Apple, Amazon, Mozilla, EFF, Twitter, BP America, Fox News e altre aziende si uniscono al procedimento giudiziario sostenendo Redmond. Gli utenti devono sapere quando vengono perquisiti i loro beni, anche se immateriali
Apple, Amazon, Mozilla, EFF, Twitter, BP America, Fox News e altre aziende si uniscono al procedimento giudiziario sostenendo Redmond. Gli utenti devono sapere quando vengono perquisiti i loro beni, anche se immateriali

Si allunga la lista degli alleati di Microsoft nella sua strong>battaglia contro il Governo statunitense per la trasparenza e la tutela dei dati dei suoi utenti : diverse aziende ICT e non solo (tra cui Google, Mozilla, Apple, BP America, Apple Inc, Alphabet Inc’s Google, Amazon.com), giornali (Washington Post, Fox News e la National Newspaper Association) ed associazioni che si occupano di diritti come EFF, stanno intervenendo a suo sostegno.

Il caso è quello che vede Redmond denunciare il Dipartimento di Giustizia (DoJ) americano per i suoi “gag order”, ordini di segretezza sulle indagini riguardanti migliaia di utenti che sulla base del Electronic Communications Privacy Act (ECPA) non devono sapere che i federali statunitensi hanno rimestato nei loro dati nel corso di un’indagine. Microsoft sostiene di aver già ricevuto oltre 2.600 ordini federali di accesso ai dati dei suoi clienti solo negli ultimi 18 mesi .

Alla sua azione, nella quale si appella al Quinto Emendamento che dà ai cittadini il diritto di sapere se il Governo ispeziona o sequestra suoi beni e al Primo Emendamento che tutela la libertà di espressione (e che garantirebbe dunque il diritto di Microsoft di dire ai propri utenti delle perquisizioni subite), si era già associata American Civil Liberties Union (ACLU), organizzazione non-profit che si occupa di diritti civili e che sottolinea come la notifica di perquisizioni e accesso ai dati in caso di indagini è un diritto di base difeso dalla Costituzione Americana, utile tra l’altro a tenere sotto controllo il comportamento degli organi esecutivi nel pieno rispetto degli equilibri dei poteri.

In un documento sottoposto ora al Tribunale incaricato della questione, 11 aziende ICT tra cui Google ed Amazon, riferiscono che la legge federale relativa alle perquisizioni attualmente in vigore “va oltre ogni limite ragionevole” violando i diritti fondamentali degli utenti e che inoltre in essa non è prevista tutela per i beni immateriali, permettendo in questo modo al Governo di accedere, senza limiti e senza notifiche di sorta agli interessati, alle informazioni contenute in cloud.

Nella loro deposizione a favore di Microsoft, invece, Delta Air Lines, BP America e la U.S. Chamber of Commerce , riferiscono che la minaccia alla privacy degli utenti rischia di non permettere il pieno sviluppo delle potenzialità della tecnologia cloud. E, insieme ad aziende come Eli Lilly & Co., GlaxoSmithKline e Twitter, vogliono far parte della causa in quanto clienti dei servizi cloud di Microsoft.

EFF, nel suo intervento Amicus Brief , sottolinea come “anche nei casi in cui il Governo abbia un mandato per accedere ad email, caselle di posta o di sicurezza, deve notificare tale ricerca ai diretti interessati”. Pertanto, quando vengono condotte perquisizioni elettroniche in segreto, “perdiamo il nostro diritto a contestare la legalità della ricerca condotta dalle autorità ai danni della nostra privacy”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
6 set 2016
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