Si tratterebbe di un aggiornamento legislativo necessario, data soprattutto la continua espansione del segmento di mercato del cloud computing. Perché una legge risalente all’anno 1986 non sarebbe più in grado di regolamentare al meglio le attuali attività informatiche in the cloud .
A sostenerlo , il general counsel di Microsoft Brad Smith, recentemente intervenuto nel corso di una seduta della Commissione di Giustizia al Senato degli Stati Uniti. I principi basilari dell’ Electronic Communications Privacy Act (ECPA) non fornirebbero più un’adeguata tutela della sempre più nutrita mole di dati archiviati sulla nuvola .
“Questa legge ha bisogno di essere al passo con i tempi – ha spiegato Smith – quella del cloud computing è una parte cruciale del futuro, nonché un fattore centrale per tutto quello che stiamo facendo”. La tutela della privacy garantita da ECPA non sarebbe ormai sufficiente a tranquillizzare tutti quegli utenti che hanno accesso in remoto ai propri dati.
Soprattutto dal momento che questi dati si spostano progressivamente dai computer a grandi server tra le nuvole. Uno spostamento che dovrebbe – almeno secondo alcuni analisti – generare un giro d’affari triplicato entro la fine del 2014 . Dai quasi 60 miliardi di dollari del 2009 ai circa 150 miliardi previsti tra 4 anni.
Mauro Vecchio