Come si mette in atto un risparmio energetico sostanziale sui sistemi server impiegati nei data center di oggi e di domani? Dileep Bhandarkar di Microsoft non ha dubbi: le macchine destinate al sostentamento della moderna civiltà telematica dovranno montare processori (molto) multi-core , a basso impatto energetico e con un alto livello di integrazione. ARM su server? Scommessa persa in partenza, dice l’uomo Microsoft.
Dall’alto della sua lunga esperienza passata con le divisioni server di Intel, Bhandarkar dice di parlare con cognizione di causa sui “dolori” delle transizioni fra architetture informatiche diverse ed esorta l’industria dei microprocessori a sviluppare una diversa strategia per i prodotti destinati a processare bit in enormi “server farm” disseminate in tutto il mondo.
In particolare Bhandarkar guarda con favore alle moderne CPU integrate sviluppate da Intel e AMD, chiedendo un’integrazione ancora maggiore e prospettando la possibilità di usare CPU/APU con almeno 16 core computazionali differenti. Cucinandole con un bel po’ di core in più, suggerisce Bhandarkar, le CPU x86 Atom e Brazos sarebbero l’ideale per la progettazione di server molto più efficienti dal punto di vista del consumo energetico.
E poi sia Atom che la microarchitettura Bobcat di AMD potrebbero integrare un maggior numero di componenti che oggi “contornano” le unità di elaborazione centrale, dice l’ingegnere Microsoft, deputando alle suddette CPU il controllo diretto di funzioni quali gestione delle operazioni di I/O, controller di memoria e quant’altro.
Bhandarkar spende poi qualche parola sulla possibilità di impiegare processori basati su design ARM nei sistemi server : “la regola pratica dice che per cambiare architettura (da x86 ad ARM, ndr ) occorre un guadagno prestazionale pari almeno al 100% per dollaro o per Watt – dice Bhandarkar – e ARM non è a questo livello”. Per Bhandarkar ARM “è interessante da tenere sott’occhio”, e perché “mette sotto pressione Intel e AMD”, ma in quanto all’adozione diffusa nel mercato server ancora non se ne parlerebbe.
Alfonso Maruccia