Washington – Anche quest’anno Microsoft ha voluto riunire alcuni dei suoi 640.000 partner, stavolta nella cornice di Washington, per metterli al corrente delle ultime novità. Nella scorsa edizione l’invito era a fare il grande salto nel “cloud computing” di Azure, un cambiamento talmente radicale nella natura del proprio business dall’aver impensierito più di uno dei suoi soci in affari. A questo punto la missione dell’azienda fondata da Gates diventa convincere gli indecisi: non si tratta di “se” ma di “quando”. E proprio sui tempi di adozione Microsoft preme risoluta chiamando sul palco testimoni di casi di successo della migrazione: da multinazionali enormi, del settore IT o meno, quali McDonald, Starbucks, Siemens, SugarCRM, agli ISV locali medio-piccoli in cui tutti possono identificarsi.
L’apice della potenza comunicativa si è toccato con l’ingresso sotto i riflettori di Ballmer, il quale ha sfoderato la consueta verve per ricordare come Azure sia cresciuto da zero a 10mila clienti paganti in un anno, come Microsoft stessa sia ricorsa al cloud per la gestione scalare di un compito complesso quale l’aggiornamento su base quasi sempre giornaliera di Windows Live per centinaia di milioni di utenti. Per lui non solo Office, SQL Azure e Bing (tra l’altro cresciuto in quota di mercato dall’8.5% all’11.5%) nella nuvola diventano indistinguibili ma la loro integrazione diventa pressoché automatica.
Lo stesso Ballmer si è offerto per un confronto diretto con chi nutrisse ancora riserve.
C’è stato spazio anche per qualche novità, tra queste sempre in argomento ha fatto capolino una prima presentazione di “Dallas”, questo il suo nome in codice, un servizio di business intelligence dati, parte disponibile in forma pubblica, parte come servizio premium, basato su SQL Azure.
L’altro grande co-protagonista di questo primo giorno dell’evento è stato Windows Seven. Tami Reller, Corporate Vice President , ha esposto cifre riguardo la parte business di questo sistema operativo valide anche per quella consumer: il 94% degli utenti si dichiara soddisfatto e tra i più usati è ormai adottato dal 14% dei navigatori di Internet, forte dei 150 milioni di licenze già vendute.
D’altronde gli stessi analisti di Forrester affermano che “entro 12 mesi Windows 7 sarà lo standard per i PC in ambito commerciale”. In questo momento dei 570 milioni di PC usati nelle aziende il 74% fa girare XP, il 64% migrerà alla nuova release di Windows nei prossimi sei mesi spinto dai minori costi, dalla sicurezza migliorata (BitLocker), dalla virtualizzazione, dall’immancabile cloud e in generale da tutti i benefici non ancora concepiti ai tempi del rilascio del vecchio XP. I tempi sarebbero più che maturi per la transizione: se non consideriamo Vista, l’OS precedente ormai ha dieci anni sulle spalle e anche l’età media di questi computer si aggira sui 4 anni e mezzo, la più alta dell’ultimo decennio. Si è creato così un gap considerevole tra questi sistemi sul posto di lavoro e quelli casalinghi.
I cambiamenti per Microsoft e dintorni sembrano solo agli inizi.
Fabrizio Bartoloni