È dal 2007 che Redmond snocciola offerte vantaggiose, che apre le proprie casse per fare propria Sunnyvale: la costante è il negarsi di Yahoo.
Nuovi dettagli relativi all’affaire Microsoft/Yahoo sono emersi dalla causa in corso intentata da due fondi di investimento di Detroit, indispettiti dalla reazione di Yahoo al tentativo di acquisizione proposto da Microsoft nei primi mesi del 2008. Il giudice ha reso pubblici dei documenti circolati internamente all’azienda, documenti che darebbero ancora più senso all’atteggiamento scoraggiato attualmente assunto da Microsoft.
Yahoo, in passato, avrebbe fatto molto più di quel che è emerso per arginare la corte di Redmond. Il rifiuto delle offerte di Redmond era una strategia di azione: Sunnyvale si era negata a Microsoft già nel 2007, l’ex CEO Terry Semel aveva rifiutato un’offerta che la valutava 40 dollari ad azione nell’intento di strappare un accordo di partnership che non prevedesse l’acquisizione. Nell’ottobre del 2007 Yang aveva già meditato di respingere qualsiasi richiesta di acquisizione che giungesse da “terze parti”. La richiesta in questione è con ogni probabilità quella lanciata da Microsoft all’inizio di febbraio per 45 miliardi di dollari.
Yahoo non voleva che nemmeno quell’offerta divenisse di dominio pubblico: è trapelata solo perché Ballmer non ha acconsentito alle richieste di Yang di procrastinare ulteriormente l’annuncio. Ballmer ha chiesto a Yang di rilanciare la proposta ma le negoziazioni sono naufragate con il passare dei mesi . L’arma che Yahoo ha in tempi recenti impugnato per contrattare con Redmond sono gli accordi stretti con Google per sperimentare l’outsourcing del search advertising: sono accordi che già fermentavano prima della proposta ufficiale di Microsoft, accordi che Yahoo ha prima accantonato perché non si trattava che di “guadagni a breve termine” per poi tornare sui propri passi in aprile, in seguito alla discesa in campo di Microsoft.
Un altro elemento che rivela la riluttanza di Yahoo a farsi inghiottire da Microsoft è un discutibile piano previsto per agevolare i dipendenti, piano che i fondi di investimento che si sono scagliati contro Sunnyvale ritengono sia stato uno strumento imbracciato da Yahoo per far fallire la proposta di Microsoft, facendo lievitare i costi per Redmond di altri 2,4 miliardi di dollari e nel contempo incoraggiando i dipendenti a dirigersi verso altri lidi.
Yahoo ha accolto con disapprovazione la pubblicazione dei documenti. Carl Icahn, investitore ribelle che medita di sovvertire la board di Yahoo, sembra già fregarsi le mani in attesa che Microsoft ritorni sui propri passi prima della nomina del prossimo consiglio di amministrazione.
Gaia Bottà