“Stavamo intrattenendo delle negoziazioni per trovare un accordo, poi sabato hanno deciso di rinunciare. Hanno avviato il tutto e poi hanno mollato”. Sono parole di giustificazione e di accusa del CEO di Yahoo Jerry Yang, a poche ore dall’ allontanamento di Microsoft , nel pieno del contraccolpo finanziario che ha vissuto il titolo Yahoo, in questo momento in leggera ripresa a Wall Street.
La picchiata del titolo verso i valori precedenti all’offerta di Redmond, 19 dollari, sembra essere frenata non tanto dagli azionisti che credono in un roseo futuro per Yahoo, ma da coloro che auspicano ci sia ancora spazio per un accordo : Yang sta forse tentando di riguadagnarsi la loro stima annunciando che lo spazio per la negoziazione è ancora aperto, sta forse tentando di salvare il salvabile.
“Se hanno qualcosa di nuovo da dire, siamo pronti ad ascoltarlo – ha annunciato Yang – sono più che disponibile ad ascoltarlo”. L’apparente mitezza di Yang sembra però contrastare con quanto dichiarano i dirigenti Microsoft: Yahoo è stato per mesi un muro di gomma, nessuna controfferta valida e ragionevole è stata fatta dai dirigenti di Sunnyvale. Yahoo si rifiuta però di figurare come autore di una resistenza passiva: “Hanno deciso di rinunciare dopo che noi abbiamo messo un’offerta sul piatto, sono loro ad aver voluto rinunciare – ha ribadito Yang – dal mio punto di vista, siamo del tutto disponibili a vendere a Microsoft. Semplicemente crediamo che Yahoo, da sola o con Microsoft, valga più di quello che loro hanno offerto”.
Non è dunque un atteggiamento remissivo quello mostrato dal CEO di Yahoo!, non è un’apertura alla negoziazione, osserva qualcuno, ma una spudorata pretesa. Per Yahoo era imprescindibile da parte di Microsoft un’offerta di 37 dollari ad azione, Microsoft si è dimostrata disposta ad offrirne 33, i più influenti investitori di Yahoo avrebbero venduto senza esitazioni per 34 dollari ad azione .
Sono investitori che Yang dovrà tentare di convincere nel quadro della prossima nomina del consiglio di amministrazione, annunciata per il 3 luglio, contesto nel quale Microsoft aveva minacciato di sovvertire la Board, salvo poi rimangiarsi tutto. Ma potrebbe non essere necessario l’intervento di Microsoft per trasformare il CdA in un campo di battaglia: gli azionisti potrebbero reclamare la testa di Yang, potrebbero organizzarsi per ribaltare la Board e proporre un cambio di fronte. Alcuni analisti dubitano che ciò possa avere luogo: non ci sono offerte concrete in vista che possano giustificare una tale mossa.
Ma Microsoft potrebbe tornare sui propri passi con un’offerta simile a quella già messa sul piatto, o con un’offerta inferiore . Yahoo, se non dovesse dimostrarsi in grado di attenersi ai propri ottimistici piani di sviluppo non potrebbe a quel punto rifiutare di cedere alla proposta di Redmond: troppo pressanti le preoccupazioni degli azionisti, troppo vicino il fiato degli investitori sul collo di Yahoo, decisi nel proseguire con la class action intentata nelle scorse settimane.
Gaia Bottà
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