Cannes – Il Midem , la manifestazione internazionale che mobilita il mondo della musica, ha fatto convergere a Cannes pensatori illuminati, esponenti delle major, rappresentanti di etichette indipendenti. Inevitabili gli scontri e i più fiammeggianti disaccordi sul futuro della musica, tra proposte di rivoluzionari modelli di business e idee conservatrici che vedono la musica come proprietà, ma su tutto svetta la questione DRM .
Uno dei dibattiti più rappresentativi del clima che caratterizza il panorama della musica da qualche anno a questa parte è scaturito dall’incontro tra i rappresentanti di RIAA e MPAA e Gary Shapiro, presidente della Consumer Electronics Association . “Le persone che usano la tecnologia hanno la responsabilità di rispettare i diritti di colui che detiene la proprietà intellettuale. (…) Non esistono modelli di business che prevedono l’investimento di milioni di dollari in un film per poi regalarlo”, sostiene Fritz Attaway, vicepresidente di MPAA. Ad Attaway si accoda il rappresentante di RIAA, Mitch Bainwol: “La tecnologia rappresenta la base per il nostro futuro”. L’industria non sorprende: le idee e le dichiarazioni raccolte da PaidContent dimostrano l’intenzione delle major di continuare ad investire nelle tecnologie DRM .
Ma a loro replica Shapiro, secondo cui “i sistemi DRM sono invocati dall’industria, ma i consumatori hanno iniziato a ribellarsi.” Gli utenti sono confusi e spaventati: quando le leggi sono così severe c’è qualcosa che non funziona. Shapiro prospetta che presto le major si troveranno costrette a considerare delle alternative , e inizieranno a scorgere nella cultura libera dei modelli di business fruttiferi, meno dispendiosi e meno terrorizzanti per gli utenti.
Si affermeranno modelli di business come quello proposto da Larry Kenswil, presidente di eLabs, incaricato di interpretare il futuro per Universal Music Group , che parla di tariffa flat per il consumo di musica: il futuro risiede nella licenza . L’accesso a fronte del pagamento di una tariffa forfettaria rimpiazzerà la proprietà, un concetto legato strettamente alla vetusta copia fisica: questa la sostanza del vaticinio di Kenswil, riassunto da Ars Technica .
International Herald Tribune , in un ampio commento riguardo alle idee emerse al Midem, prospetta un futuro vicino in cui le case discografiche troveranno sempre più interesse a lasciare che la musica fluisca in rete senza restrizioni anticopia .
Un modello redditizio per le case discografiche indipendenti, che, riporta Reuters , hanno dichiarato proprio al Midem, di volersi associare per vendere musica senza restrizione alcuna attraverso siti di social networking. È questo un modello che gioca sul passaparola , che fa conoscere e promuove gli artisti, consentendo loro di guadagnare con il merchandising e la musica dal vivo.
Nel futuro, a dominare potrebbero essere modelli come quello studiato da EMI e QTrax , che offre musica pagata con la pubblicità quasi fosse una radio, o il modello proposto da eMusic , che prevede abbonamenti mensili a fronte di musica non imbavagliata da DRM. Ma quanto bisognerà attendere perché si affermi il cosiddetto jukebox celestiale ? Rob Glaser di Real Networks ha annunciato, in un discorso sintetizzato da Financial Times , che la musica potrà fluire liberamente in Rete solo nel momento in cui saranno garantite interoperabilità e apertura , attributi necessari anche per consolidare i modelli che sono attualmente affermati sul mercato della musica digitale.
La strategia ” crippleware ” di Apple e del suo sistema di protezione DRM FairPlay , a tale proposito, è una dei primi inquisiti. Distribuendo musica codificata in un formato proprietario, costringono in un lock-in tecnologico chiunque si serva di iTunes.
Questo atteggiamento, deprecato da diverse associazioni di consumatori, è stato messo di fronte ad un ultimatum. Facendo capo ad un’iniziativa norvegese, riporta AFP , anche l’associazione di consumatori francese UFC-Que Choisir e la tedesca VZBV stanno mettendo Apple sotto pressione. Cercheranno di ottenere l’apertura del formato minacciando azioni legali che, in particolare in Francia, avranno dalla loro parte una legge approvata l’estate scorsa.
A latere dell’accesissimo dibattito sul DRM, è arrivato al Midem l’annuncio della SIAE italiana di un accordo internazionale con le omologhe francese SACEM e spagnola SGAE, un’intesa strategica che intende dar vita ad una licenza paneuropea per l’uso delle opere prodotte da oltre 270mila autori che fanno capo alle tre società di riscossione dei diritti d’autore.
L’obiettivo dell’intesa, che sembra rispondere alle ingiunzioni della Commissione Europea, è andare incontro ai nuovi mercati determinati dalle tecnologie dell’informazione, compresa la telefonia mobile (le suonerie, come noto, da sole valgono una quota enorme dei profitti sulla musica digitale).
In sostanza nei tre paesi, un “mercato”, come è stato definito, di 165 milioni di persone, tutti gli operatori di settore potranno fare riferimento ad un’unica licenza, un progetto che potrebbe moltiplicare le entrate per i detentori dei diritti, entrate che nei tre paesi nel 2006 hanno totalizzato 1,6 miliardi di euro . A contribuire sarà anche la riduzione dei costi di gestione che si prevede deriverà dall’accordo.
Secondo il direttore generale di SIAE, Angelo Della Valle (nella foto qui sopra), “è con operazioni di questo tipo che il passaggio al digitale, caratterizzato da fasi di naturale adattamento, non penalizzerà nessuno dei protagonisti che lavorano nella filiera della musica. Né chi la crea né chi la mette in circolazione, né chi la utilizza”. Della Valle ha anche sottolineato che l’accordo risponde alla raccomandazione della UE sulla “gestione transfrontaliera dei diritti online”. “Mettendo in discussione i modelli di business del passato – ha anche dichiarato – facciamo nostra la sfida al superamento del sistema di gestione precedente, che era basato sul principio della territorialità per la concessione delle licenze”.
Gaia Bottà