Migliaia di URL, un unico network

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NameMedia con 725 mila siti si prepara a far cassa grazie alla cosiddetta direct navigation e al marketing aggressivo, a suon di nomi a dominio
NameMedia con 725 mila siti si prepara a far cassa grazie alla cosiddetta direct navigation e al marketing aggressivo, a suon di nomi a dominio

“Quello che volevamo fare, discretamente, era creare la più grande realtà immobiliare online. E l’abbiamo fatto”, ha commentato Kelly P. Conlin, CEO di NameMedia . In verità, possedere più di 725 mila siti è qualcosa di più di un impero immobiliare – seppur virtuale. Dietro si nasconde un modello di business avanzato che tenta di sfruttare ogni opportunità offerta dal marketing online.

Conlin, infatti, è anche il CEO di Primedia e di International Data Group ( IDG ), due media company di un certo peso. E il suo progetto funziona: si è concretizzato l’anno scorso in un business da 120 milioni di dollari, rappresentando per certi versi una evoluzione del progetto Grauso – che nel 2000 fece incetta di quasi mezzo milione di domini.

Non può essere definito cybersquatting, come sottolinea il New York Times , bensì un investimento lungimirante. È evidente che un dominio come Photography.com o DailyHoroscope.com – che poi NameMedia si preoccuperà di arricchire di contenuti – ha le carte in regola per attirare il traffico: NameMedia sta seduta su un monte domini che viene incontro alle esigenze degli utenti meno scafati. Non tutti ricorrono ai motori di ricerca, molti si limitano a digitare semplici indirizzi web nel proprio browser, e sempre più spesso costoro finiscono su domini di NameMedia. I meccanismi sono molteplici: chi non dovesse digitare “photography.com” finirebbe comunque su quel sito digitando qualcosa di analogo, come photographyproducts.com, altro dominio NameMedia.

Secondo le statistiche citate dall’azienda, il 5-10% dell’utenza tenta di raggiungere i contenuti desiderati digitando direttamente indirizzi nel browser anziché affidarsi ai motori di ricerca. Viene chiamata “direct search” o ” direct navigation “, ma la sostanza non cambia: i piccoli siti con nomi troppo esotici vengono esclusi dal business. “Ma se tu hai centinaia di migliaia di siti, la cosa è positiva. Il network permette di fare volume”, ha aggiunto Conlin.

“Il nostro portfolio, che include 1,4 milioni di indirizzi di terzi che hanno deciso di entrare nel network NameMedia, attrae circa 60 milioni di visitatori al mese”. E ovviamente NamedMedia si occupa di piazzare al meglio le campagne pubblicitarie su quei siti, tendendo per sé una consistente percentuale.

“Questa è pura avanguardia”, sostiene Youssef Squali, analista di Jefferies & Company. “Il margine di profitto è del 40% e praticamente non pagano nulla per acquisire clienti”. Per Jordan Rohan, analista di RBC Capital Markets, i numeri generati dal direct navigation market sono il segreto di questo successo: la pubblicità nel 2006 vi ha investito non meno di 800 milioni di dollari; nel 2007 saranno circa 1,1 miliardi di dollari.

E per quanto riguarda il futuro? NameMedia ha recentemente completato lo sviluppo di una tecnologia che permetterà ai siti di nicchia di scambiarsi i link semplicemente in correlazione alle immagini pubblicate. Tutto avverrà all’interno del network dell’azienda statunitense, anche se Conlin ha già accennato alla possibilità che un importante sito di photo-sharing – con circa 5 milioni di utenti – possa entrare a far parte della famiglia. “Sarà un social network pensante. La community diventa così il contenuto”, ha concluso Conlin.

Dario d’Elia

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Pubblicato il
30 mag 2007
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