Denver (USA) – Il suo caso aveva fatto molto rumore a causa dell’infelice battuta che gli era “sfuggita” nel corso di un dialogo via chat, una battuta che riguardava “il finire il lavoro” alla Columbine High School, la stessa scuola dove due studenti uccisero 31 persone nell’aprile dell’anno scorso.
Micheal Ian Campbell era stato individuato e arrestato per questa sua dichiarazione. Il fatto è che la battuta, per quanto odiosa e intollerabile, era stata comunque “pronunciata” in un dialogo in chat room e probabilmente non rappresentava una vera minaccia per la sicurezza della scuola del Colorado.
Ora pare che la difesa del ragazzo, preoccupato dalla piega del processo che imputa a Micheal anche la chiusura per due giorni della scuola all’epoca delle sue “minacce” come “misura preventiva”, sia intenzionata a chiedere una perizia psichiatrica per stabilire se il ragazzo soffrisse o meno di “internet addiction”, ovvero “dipendenza dalla rete”.
Al di fuori di qualsiasi ironia su una tesi del genere, peraltro contestata nella sua efficacia da alcuni esperti, i legali di Micheal ritengono che se venisse provata questa tesi il loro cliente potrebbe evitare i cinque anni di prigione e i 250mila dollari di multa che pesano sulla sua testa. L’accusa ufficiale, infatti, è di “aver pronunciato minacce utilizzando una comunicazione tra stati federali”. Il fatto che la chat si svolgesse al di fuori del proprio stato di residenza, infatti, ha aggravato la già incredibile posizione processuale del ragazzo.
Per il momento Micheal si è limitato a definire la sua battuta “uno stupido errore” ed ha affermato: “sono profondamente colpito da quanto ho fatto e dalle sue conseguenze. Non avevo capito quello che voi in Colorado avete passato”.