Il CRN ne cerca 142, li cerca giovani e motivati: rappresenteranno il motore di quattro progetti di ricerca. L’ente di ricerca intende dimostrare che, nonostante le criticità mostrate da sistema italiano, non è necessario guardare all’estero per creare innovazione.
L’iniziativa, presentata ieri a Milano, si propone con il nome di Mind In Italy : scaturita dal CNR e dalla Regione Lombardia , propone a un manipolo di giovani laureati o diplomati in materie tecniche e scientifiche un impiego al CNR lombardo e l’impegno in programmi triennali di ricerca previsti dall’ Accordo Quadro stipulato nel 2006 tra le due istituzioni.
Ci sarà spazio per lavoratori a tempo determinato , 64 i contratti che attendono di essere firmati, per 43 ragazzi che ambiscano ad assegni di ricerca . 5 le proposte di dottorato offerte, insieme a 30 borse per partecipare al master in Ricerca Industriale. I campi in cui verranno impegnati i giovani ricercatori? Ricalcando le aree delineate dall’Accordo Quadro, si spazia dalle tecnologie per l’efficienza energetica e per l’utilizzo civile delle fonti di energia rinnovabili, progetto al quale verranno destinati 34 ragazzi, alle biotecnologie che possano guidare il settore agroalimentare lungo uno sviluppo sostenibile, progetto che offre ai candidati 21 posti. In 28 lavoreranno sulle nanoscienze applicate al settore biomedico, mentre 59 ragazzi si impegneranno per rendere più competitivo il settore manifatturiero lombardo, applicandosi nello studio dei processi ad alto concentrato tecnologico e di prodotti orientati al consumatore.
L’investimento delle istituzioni nei 4 progetti che saranno animati dalle nuove leve della ricerca consta in 40 milioni di euro, forniti in parti uguali dal CNR e dalla Regione Lombardia: 12 milioni di euro saranno destinati ai ragazzi reclutati con il bando, che verrà pubblicato nella giornata di oggi in Gazzetta Ufficiale.
Sono 110.595 i ricercatori italiani, mostrano i dati sfoderati dal CNR, in Italia c’è circa mezzo ricercatore ogni mille lavoratori. “I dati mostrano, d’altro canto, che le risorse pro-capite conquistate in Europa dai ricercatori italiani sono decisamente superiori a quelle della media europea – spiega il presidente del CNR Luciano Maiani – e indicano quindi che il problema è nella consistenza numerica dei ricercatori in Italia piuttosto che nella qualità”. Mind In Italy, si legge in una nota, persegue dunque un'”azione di contrasto alla fuga dei cervelli “, in un momento non troppo roseo per il personale italiano impegnato nella ricerca, tra condizioni lavorative poco allettanti, manifestazioni e stabilizzazioni in forse .
Gaia Bottà