Il percorso verso Mario Draghi passa attraverso una trama tessuta tra i nodi che i vari partiti stanno presentando al prossimo Presidente del Consiglio. Se la fiducia del nuovo esecutivo ad oggi non sembra essere in discussione, i temi sui quali sarà costruito il mandato sono invece mai come adesso all’ordine del giorno. Con un tema a farsi forza proprio in queste ore sulla spinta di uno degli azionisti di maggioranza del prossimo “Draghi I”: il Ministero per la Transizione Ecologica.
Ministero per la Transizione Ecologica: perché?
Il termine è di per sé ondivago e generalista, dunque per comprenderlo non resta che affidarsi a chi lo ha proposto per primo, ossia Beppe Grillo sul Blog delle Stelle:
Un Super-Ministero per la transizione ecologica fonde le competenze per lo sviluppo economico, l’energia e l’ambiente. […] Un Super-Ministero per la transizione ecologica è la coordinazione per trasformare la società – non solo dell’economia. È uno strumento fondamentale, come ci sembrarono fondamentali i primi ministeri dell’ambiente negli anni ’70. Qualcuno allora faceva ironie. Ma oggi il ministero dell’ambiente lo hanno tutti gli Stati. Dopo mezzo secolo abbiamo capito però che per curare il cancro non bastano i cerotti. I ministeri dell’ambiente sono obsoleti. Da cinquant’anni abbiamo il motore economico-ecologico in folle. Perché il motore è in banca. Non è nel bosco. Ora che lo abbiamo capito dobbiamo finalmente mettere la marcia avanti. La quarta, non la prima.
L’idea, se non fosse espressa in modo colorito e sufficientemente confuso, potrebbe anche essere buona. Resta da comprendere perché talune competenze non possano essere affidate direttamente al Ministero dell’Ambiente, ma il principio è chiaro: occorre andare oltre il ministero tradizionale, così da poter mettere il portafoglio in mano a chi tra i propri incarichi ha la difesa dell’ambiente e della salute. Nella propria disamina, Grillo parla direttamente a Mario Draghi con una metafora estremamente esplicita:
Dopo mezzo secolo di inedia ecologico-economica, dobbiamo darci una mossa. Siamo da cinquant’anni nel comma 22. I banchieri hanno la leva principale per cambiare ma non hanno capito che bisogna cambiare. E quelli che hanno capito che bisogna cambiare non hanno la leva principale. Anche un banchiere e finanziere lo capisce, ma non può dire: “Sì, ma non adesso!”. Mettiamo dei fiori nei nostri bazooka!
Mario Draghi sembra aver recepito il messaggio e secondo le conferme provenienti dal Palazzo sarebbe ben predisposto a concedere questo ministero al M5S. Del resto ogni gruppo parlamentare sta avanzando le proprie proposte e, pur se a parole tutte prive di veti, è chiaro come ognuno voglia marchiare a fuoco il prossimo esecutivo per poter dire di esserne davvero parte.
Cosa potrebbe fare un Ministero per la Transizione Ecologica
Cosa potrà fare un Ministero per la Transizione Ecologica? Dovrà incarnarsi in un tessuto connettivo tra molte entità, poiché sul piatto avrà temi di grandissimo impatto e fortissima importanza. Questi sono soltanto alcuni:
- le politiche energetiche del Paese, da orientare verso le fonti rinnovabili;
- la mobilità, da ripensare sul modello elettrico;
- i consumi, da veicolare sul fronte della decarbonizzazione;
- i modelli sociali e del lavoro, da ripensare anche in ottica di emissioni e tutela del clima;
- smaterializzazione e digitalizzazione, portando avanti le politiche di digital transformation già avviate;
- dar corpo ad un vero modello di economia circolare, coordinando normative ed incentivi al fine di trasformare in obblighi di legge quelle che oggi sono best practice ed innescare così dinamiche virtuose destinate in prospettiva ad autoalimentarsi.
Stern lo calcolò nel 2006: agire sul clima subito ci costa 10 volte meno che non agire. Son passati quindici anni. Al 4% per cento all’anno, di quante migliaia di miliardi di euro è aumentato il nostro deficit economico-climatico?
Un importante endorsement a questa idea, coprendo in qualche modo le spalle a Draghi su questo fronte, è quello che proviene da Legambiente:
L’Europa ha deciso di rivoluzionare e decarbonizzare l’economia continentale e sta chiedendo al nostro Paese di individuare progetti all’altezza e approvare le riforme necessarie per non mancare l’occasione del Next Generation EU, evitando gli errori del passato. L’Italia non perda questa importante occasione per diventare più verde, moderna e sostenibile. Confidiamo nel dialogo aperto in questa fase dal Premier incaricato Mario Draghi che ha deciso di ascoltare anche le voci e le proposte delle tre principali associazioni ambientaliste. Ci auguriamo che il lavoro del prossimo esecutivo sia davvero caratterizzato su politiche trasversali centrate sulla transizione ecologica.
Sotto questa luce, quindi, il ministero diventerebbe un’arma esecutiva proprio alla luce del Next Generation Fund (che tante risorse dispone proprio per l’ambiente). Si tratta però ora di capire quali ruoli e competenze avrà, nonché come Draghi intenda gestirlo.
Il ministero per la #TransizioneEcologica entra nell'agenda di governo. Ringrazio @beppe_grillo per aver posto il tema al centro e il presidente incaricato Draghi per aver accolto la nostra proposta. La votazione sul governo si terrà domani dalle ore 10 sulla piattaforma Rousseau pic.twitter.com/Ou4X0CsfEf
— Vito Crimi (@vitocrimi) February 10, 2021
Un ministero importante, insomma, ma eccessivamente sovrapposto ad altre funzioni proprie del MISE, del MIT, del Ministero dell’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione, nonché del Ministero per la Pubblica Amministrazione. Presso il Ministero dell’Ambiente, addirittura, esiste già un Dipartimento per la Transizione Ecologica e gli Investimenti Verdi (DITEI), il cui Capo Dipartimento è peraltro per un gioco del destino anch’esso un Grillo.
Un giorno i grillini ci spiegheranno perché il “Ministero per la #transizioneecologica” che loro non hanno reputato di dover istituire durante i governi Conte 1 e 2 sia diventato una grande conquista nel governo Draghi. Ma veramente pensano ancora di prendere in giro qualcuno?
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) February 10, 2021
Deroghe e rimpiattini sarebbero all’ordine del giorno andando a rallentare una macchina che si vorrebbe, al contrario, accelerare. Un tassello potenzialmente scomodo, insomma, che in un esecutivo di breve orizzonte potrebbe rivelarsi più che altro un’arma che spara a salve. Di demagogia non si muore, ma nemmeno si guarisce: se nel principio chiunque potrebbe essere d’accordo con un Ministero per la Transizione Ecologica, pochi sarebbero in grado di avere certezze sull’effettiva capacità esecutiva dello stesso.
Draghi vorrà accollarsi questo compito e questa ambizione? Pare proprio di si, ma spiegherà “come” soltanto dopo che avrà preso parola Rousseau.