Durante una visita alla Vandenberg Space Force Base in California, la Vice Presidente Kamala Harris ha comunicato che gli Stati Uniti non utilizzeranno più missili ASAT per distruggere vecchi satelliti in orbita. Il governo statunitense spera che questa decisione venga seguita da altri paesi perché c’è il rischio di causare enormi danni ai satelliti funzionanti e alla Stazione Spaziale Internazionale.
Fine dei test ASAT per gli USA
Gli Stati Uniti si impegnano nella risoluzione di uno dei principali pericoli per la sicurezza e la sostenibilità dello spazio. La decisione arriva circa cinque mesi dopo il lancio di un missile ASAT (Anti-Satellite) da parte della Russia, con il quale è stato distrutto il satellite Kosmos 1408 (in orbita dal 1982), creando migliaia di piccoli detriti che hanno costretto gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale a rifugiarsi nelle rispettive navicelle (Crew Dragon e Soyuz).
Gli Stati Uniti, la NATO e l’Unione europea hanno fortemente condannato il test, mentre l’agenzia spaziale russa (Roscosmos) ha minimizzato l’accaduto. Simili test sono stati effettuati da Cina (2007) e India (2019) con lo stesso risultato finale: migliaia di piccoli pezzi di satellite che viaggiano nello spazio ad oltre 28.000 Km/h. Alcuni di essi sono ancora in orbita, dato che l’ingresso nell’atmosfera avviene in maniera imprevedibile.
L’ultimo test degli Stati Uniti è stato effettuato nel 2008, quando un missile ha distrutto un satellite spia. La stessa tecnologia può essere sfruttata per intercettare missili balistici intercontinentali (per fortuna non è mai stata usata). I test ASAT dovrebbero essere vietati perché nei prossimi anni crescerà il numero di satelliti in orbita. Basti pensare alla mega costellazione Starlink di SpaceX. Quindi il rischio di collisioni aumenterà esponenzialmente.