Proseguono le sperimentazioni per portare sulle strade di tutto il mondo auto per muoversi senza bisogno di qualcuno alla guida: l’ultimo esperimento in ordine di tempo vede l’impiego di golf cart indipendenti in un grande parco pubblico.
L’esperimento si è svolto a Singapore ad opera del gruppo Singapore-MIT Alliance for Research and Technology (SMART): per sei giorni una serie di golf cart che si guidano da soli hanno trasportato a circa 15 miglia all’ora 500 turisti sui percorsi tracciati all’interno del parco e trafficati da passanti, ciclisti ed animali.
I visitatori del parco potevano prenotare la visita e la possibilità di salire a bordo dei veicoli automatici scegliendo, tramite un altro sistema sperimentale di booking online, di approfittare di un passaggio da una qualsiasi delle 10 distinte postazioni dislocate all’interno del giardino pubblico: i mezzi erano programmati per riorganizzarsi in automatico per ricevere e processare le diverse richieste .
“Vorremmo utilizzare macchine automatizzate per rendere il trasporto pubblico disponibile per tutti. – ha spiegato Daniela Rus, professoressa presso il dipartimento di elettronica del MIT – L’idea è quella che quando si ha bisogno di un passaggio si fa una prenotazione, magari tramite smartphone, e la vettura semplicemente arriva quando desiderato” ottimizzando i propri percorsi sulla base delle esigenze del momento.
Il 98 per cento dei primi passeggeri dei 6 giorni di esperimento afferma che utilizzerebbe di nuovo e volentieri i golf cart automatici.
A differenza delle altre automobili senza pilota al momento alle prese con la sperimentazione, come le Google Car, i golf cart del progetto SMART sono caratterizzati dal minimalismo, un’altra intuizione su cui i ricercatori hanno cercato di lavorare: “Basta una semplice suite di sensori piazzati strategicamente – riferiscono – e supportati da algoritmi affidabili”. In pratica i golf cart sono equipaggiati con sensori LIDAR facilmente rintracciabili sul mercato (e a quanto pare facilmente ingannabili ), montati a diverse altezze per tenere sotto controllo solo le vicinanze, e con una telecamera ed un algoritmo che i ricercatori chiamano “dynamic virtual bumper”, in grado di rappresentare la realtà costituita dall’area circostante il veicolo immaginata come un cilindro la cui altezza e lunghezza sono direttamente proporzionali alla velocità a cui si viaggia.
In questo modo i calcoli sono meno complessi e minori sono le possibilità di confondere i dati da elaborare con segnali che si sovrappongono o situazioni contraddittorie, ma il tutto basta a muoversi ad una velocità minima evitando i possibili ostacoli. Unico ostacolo davanti cui i cart hanno titubato, d’altra parte, è stata una lucertola che ha incrociato la strada di uno dei cart creando una situazione di incertezza in cui non era chiaro chi dovesse passare.
Claudio Tamburrino