Roma – Tornava dalla Colombia, da Bogotà, dove si era recato per una conferenza sulla sicurezza. Ma il ritorno negli Stati Uniti per Kevin Mitnick, ex-Condor ed oggi consulente informatico di primo piano, non è andato liscio come sperava. Alla dogana è stato infatti fermato ed interrogato a lungo dagli agenti statunitensi.
Il motivo, stando alle cronache , è legato a quanto Mitnick aveva portato con sé. Nell’ordine: un MacBook Pro, un portatile Dell XPS M1210, un netbook ASUS 900, quattro hard disk, molte memorie USB, dispositivi Bluetooth, tre Apple iPhone e quattro cellulari Nokia ognuno con SIM predisposte per l’accesso alle reti di paesi diversi.
A quanto pare, però, ad interessare gli agenti sono stati in particolare un kit per lo scassinamento delle serrature e un dispositivo per catturare i dati delle card elettroniche, tutti strumenti che Mitnick si era portato appresso per presentare il proprio intervento a Bogotà. A quanto pare i doganieri temevano che dentro alcuni di quei dispositivi potessero celarsi sostanze stupefacenti.
Mitnick ha raccontato quanto accaduto, spiega, per denunciare le modalità con cui si muovono le forze dell’ordine negli Stati Uniti con i passeggeri in transito. “Possono fermarti per quattro ore, ispezionare ogni cosa e farti il terzo grado anche se non c’è alcun motivo – ha dichiarato – È veramente uno stato di polizia. Io viaggio in paesi che hanno regole ancora più stringenti, e non ho problemi di sorta”.