Nuova rivelazione in ambito Datagate, lo scandalo delle intercettazioni mondiali a opera dell’intelligence americana e organizzazioni consociate (anche note come “Five Eyes”): questa volta, a essere state compromesse, sono le comunicazioni di miliardi di utenti delle reti cellulari.
I nuovi documenti di Edward Snownden consultati da The Intercept rivelano infatti come NSA (USA) e GCHQ (UK) abbiano compromesso la rete interna di Gemalto, ben noto produttore di SIM card protette da chip crittografici che serve 450 diversi carrier mobile – inclusi colossi (americani) del calibro di AT&T, T-Mobile, Verizon e Sprint.
Gemalto è una multinazionale olandese che produce circa 2 miliardi di SIM card all’anno, che tra le altre cose fornisce la tecnologia alla base dei passaporti elettronici italiani : stando a documenti risalenti al 2010, NSA e GCHQ sarebbero riusciti a compromettere le chiavi crittografiche usate per cifrare le comunicazioni su reti mobile.
La prevedibile conseguenza della breccia è che le spie dei Five Eyes hanno avuto potenzialmente accesso a tutto quello che gli utenti di mezzo mondo si sono detti, a voce o via messaggi testuali, in almeno quattro anni.
Su mobile tutto è intercettabile , per NSA e GCHQ, e la disponibilità delle chiavi crittografiche di Gemalto avrebbe garantito alle spie la possibilità di ascoltare senza lasciare il minimo segno di manomissione sui client o sulle infrastrutture di rete. GCHQ avrebbe poi avuto accesso anche ai servizi di fatturazione dei carrier wireless, così da manipolare bollette e costi e nascondere con ancora maggior efficacia le pratiche di spionaggio.
Il primo commento ufficiale di Gemalto alla rivelazione è di prudenza , visto che l’azienda sostiene di non essere a conoscenza di alcuna breccia nei suoi sistemi; un’indagine è in corso per verificare il tutto.
Electronic Frontier Foundation pensa invece a suggerire metodi di comunicazione mobile alternativi che non facciano uso delle chiavi crittografiche di Gemalto. E che, in teoria, la NSA non sarebbe ancora in grado di crackare .
Alfonso Maruccia