Le difficoltà con cui il mondo sta approcciando alla rivoluzione dell’auto elettrica sta nel fatto che c’è un elemento sottile che ancora non si è innestato nella percezione degli automobilisti. Troppi, infatti, considerano l’auto elettrica come un mero prodotto che al solo acquisto modifica (in direzione “green”) il proprio modo di viaggiare, spostarsi e consumare. La realtà è tuttavia differente: il concetto di mobilità elettrica è ben più ampio e complesso, tirando in ballo una molteplicità di aspetti. Solo la piena metabolizzazione dell’elettrico come processo, e non come prodotto, può dare realmente la stura ad un nuovo modo di intendere l’auto, la sua fruizione e tutto ciò che ne consegue.
Consapevolezza e ricarica
Le nuove auto sono più silenziose e pulite: questo, nell’immaginario collettivo, è già scritto e noto. Quel che meno è comprensibile a tutti è come i ritmi della ricarica sostituiranno i ritmi del rifornimento di carburante. Quel che meno è noto è come si possa pianificare un viaggio e le successive (o intermedie) ricariche per rendere gli spostamenti sempre disponibili, sempre semplici e sempre convenienti.
Spiega ad esempio Elettrica, la nuova testata online di Tate, fornitore luce e cas e tech company, dedicata principalmente alla mobilità elettrica:
È un falso mito quello secondo cui si debba necessariamente aumentare la potenza del proprio contatore. Con una gestione accorta si può tranquillamente ricaricare la vettura anche con la normale utenza da 3 kW, evitando maggiori costi inutili. In caso la potenza stia un po’ stretta, si può eventualmente valutare con il proprio gestore l’aumento della potenza impegnata a 4,5 kW o 6 kW, senza comunque salire a valori superiori.
Di falsi miti da abbattere ce ne sono e ce ne saranno per lungo tempo, poiché alla conoscenza dovrà affiancarsi l’esperienza con i suoi tempi e con tutta l’inerzia culturale che decenni di motori a combustibili fossili si portano appresso. Occorre affrancarsi da un retaggio pesantissimo sul quale sono state scritte lavoro, economia, società (e spesso politica) di un lunghissimo periodo storico.
Comprendere che la ricarica casalinga conviene, ad esempio, impone il giusto dimensionamento dell’impianto, uno spazio adeguato nell’area di rimessaggio, le giuste tariffe, un parallelo impianto fotovoltaico con eventuale accumulo, il giusto dimensionamento di tutte le componenti, i giusti ritmi di consumo ed il corretto tempo di ricarica per avere sempre la piena autonomia a disposizione. Occorre inoltre saper scegliere la giusta wallbox, occorre adeguare l’impianto (soprattutto nei condomini), occorre predisporre eventuali precauzioni antincendio laddove ve ne fossero le prescrizioni.
Quale auto acquistare e come sceglierla? Come ricaricare l’auto elettrica a casa e cosa serve a tal scopo? Come risparmiare sulle ricariche? A tutto ciò si aggiunga la necessaria conoscenza della distribuzione delle colonnine di ricarica lungo i tracciati che si andranno a compiere, soprattutto in questa fase evolutiva in cui la rete di approvvigionamento non è ancora pienamente e capillarmente diffusa sul territorio.
Tutto complesso? No: tutto, semplicemente, ancora ignoto e dall’ignoto spesso nasce spontanea la paura come frutto primo della non-conoscenza. L’auto elettrica, anzi, richiede minor manutenzione e nel lungo periodo risulta di maggior efficienza proprio in virtù della maggior semplicità del suo motore. Tuttavia occorre formattare una nuova forma mentis per nuove forme organizzative, addomesticando un processo che impone una serie di novità nella vita di ogni giorno e richiede un impegno mentale a consumatori ancora non adeguatamente consapevoli della portata di questo cambiamento.
Saranno incentivi e convenienza quotidiana a spingere l’utenza verso l’elettrico, ma sarà l’esperienza diretta a plasmare un nuovo modo di pensare l’auto ed essere consumatori/automobilisti di questa nuova era. Nel frattempo emergeranno nuove classi di professionisti che garantiranno il giusto set-up per ogni impianto di ricarica ed in molti casi (come successo con fotovoltaico ed accumulo in precedenza) saranno proprio questi ultimi a rendersi evangelizzatori di un’utenza mainstream sempre lenta a cedere alle opportunità più destabilizzanti. L’auto ibrida, con il suo baricentro rassicurante che ancora conserva un punto d’appoggio sui carburanti tradizionali a fronte di batterie più piccole e leggere, sarà il tramite per chi non ha coraggio a sufficienza per il grande salto immediato, ma sarà in ogni caso una soluzione temporanea che avrà successo soltanto in questa fase di rapidissimo cambiamento.
Non avverrà tutto subito, non sarà tutto lineare, non sarà una transizione indolore. Ma avverrà e sarà un salto generazionale che si porterà appresso tutto un nuovo immaginario collettivo. L’auto tradizionale sarà presto roba superata: sintagma di una vecchia grammatica di fare film e scrivere libri, tassello esperienziale di un vecchio modo di pensare al ruolo dell’Uomo sulla Terra, ricordo con i tempi remoti della generazione boomer che ricorda nostalgicamente marmitte e profumo di benzina. In questo nostro attraversare il guado, destinati a pagar pegno per una gravosa transizione, stiamo in realtà scrivendo il ritmo e le note di un nuovo modo di vivere che potremo appena assaporare, ma la cui sinfonia sarà tutta di chi verrà in seguito.