Al primo sguardo sullo schermo di un iPhone o di un iPod Touch uno stenta quasi a crederci: Faces , l’applicazione di Mobnotes per le piattaforme mobile e scaricabile da qualche giorno anche per iPhone, sembra il gemello separato alla nascita di Latitude. Un servizio analogo, o quasi, che Google offre da tempo sui cellulari Android ma che non ha avuto l’onore di entrare nell’App Store del melafonino: pare per il rischio di confondere gli utenti, da tempo abituati a fare riferimento a Maps (già presente a bordo) per utilizzare il GPS. E allora come ha fatto Mobnotes?
“Tra la nostra applicazione e Latitude ci sono delle differenze sostanziali – spiega a Punto Informatico il CEO di Mobnotes, Christian Grassi – Noi non effettuiamo un tracking continuo dell’utente, mentre Latitude è pensato per essere sempre attivo in background. L’applicazione per iPhone pare sfruttasse proprio questa caratteristica, ma un cellulare con Latitude attivo ogni pochi secondi cerca di comunicare la propria localizzazione: con il risultato di scaricare le batterie rapidamente e, cosa per noi poco gradita, sollevare qualche dubbio sulla privacy di chi lo usa”.
A sentire Grassi, più che un telefono a quel punto in tasca si avrebbe “quasi una cimice: noi abbiamo tenuto un approccio diverso alla questione, vale a dire se vuoi ci dici dove sei . Noi ti diamo lo strumento, ti localizziamo solo ce lo chiedi – per farlo sfruttiamo tutte le tecnologie del caso, dalla triangolazione delle celle, alla georeferenziazione del WiFi piuttosto che il GPS – ma non facciamo tracking continuo e non operiamo in background”.
Questo, unito al fatto che Mobnotes (lo ammette lo stesso Grassi) non è proprio un’azienda grande come Google, forse ha convinto Apple ad accettare l’applicazione nel proprio marketplace. In effetti, l’applicazione messa alla prova funziona piuttosto bene e pare efficace: oltre alla possibilità di localizzare altri utenti collegati nelle proprie vicinanze, a cui mandare messaggi o chiedere “amicizia”, si può pure dare un’occhiata agli eventi e alle segnalazioni proposte da Mobnotes nelle vicinanze , o aggiungerne di proprie. Inoltre, con l’utilizzo di Facebook Connect , le informazioni sulla propria posizione e le proprie attività finiscono (se l’utente lo desidera) anche su Facebook e Twitter.
“Nella sua essenza – racconta Grassi a Punto Informatico – Mobnotes non è altro che quello che dice il suo nome: mobile notes, post-it mobili virtuali che gli utenti assegnano alle location che sono di loro gradimento. Anche i proprietari di un locale possono creare una note gratuitamente, e dopo qualche giorno scopriranno anche di essere stati indicizzati piuttosto bene sia su Google che su Google Maps”. La georeferenziazione, spiega, qualifica molto agli occhi del principale search engine della Rete: con un po’ di mestiere, si può riuscire anche a fare SEO con buoni risultati grazie a questi optional sulla propria attività.
Al momento Mobnotes sta investendo molto nella creazione delle applicazioni per il mobile, terreno di caccia ideale per gli utenti: ovviamente le maggiori soddisfazioni dall’utilizzo si ottengono con smartphone di ultima generazione (a quanto pare, tra i 15mila utenti registrati i più attivi sarebbero proprio i possessori di iPhone), ma l’azienda milanese non sta trascurando altre piattaforme quali Android, Symbian (ha sviluppato ed è stato approvato da Nokia un plugin, Locate Me , che funziona con il browser integrato in molti cellulari finlandesi dotati di sistema operativo S60), e ci sono in lavorazione altri widget da inserire nei prossimi modelli Nokia e da mettere a disposizione anche tramite i marketplace degli operatori (come quello che si appresta a lanciare Vodafone).
Come detto, l’utilizzo di Mobnotes è gratuito: la piattaforma è stata lanciata alla fine dello scorso anno, e si sta diffondendo grazie soprattutto al passaparola (l’utilizzo di Facebook Connect aiuta non poco in questo senso). In futuro, l’obiettivo dichiarato da Grassi è ovviamente il local advertising , mescolato però alle segnalazioni e alle note generate dalla community: in questo modo, racconta, “si crea un’intelligenza condivisa formata da contenuti venuti dal basso “. In un secondo momento, quando l’utente si farà localizzare dal sistema quest’ultimo sarà anche in grado di fornire offerte particolari da parte di esercenti della zona in cui si trova.
Per evitare presenze sgradite , comunque, Mobnotes ha comunque previsto dei sistemi automatici per “filtrare” l’eventuale rumore di chi dovesse pensare di poter sfruttare la piattaforma a suo uso e consumo: “Sono presenti alcuni filtri antispam – chiarisce Grassi – che si abbinano al controllo della community che fanno i nostri stessi utenti. Esistono comunque dei limiti al numero di messaggi che si possono inviare in un dato intervallo di tempo, così come a quelli che è possibile inviare ad un altro utente che non ci ha accettato nella propria lista di amici”.
Infine, sebbene di default le informazioni fornite sotto forma di Mobnotes siano pubbliche, è sempre possibile renderle private in maniera predefinita o piazzare la propria face altrove rispetto a dove ci si trova in realtà.
a cura di Luca Annunziata