I minori si lasciano avviluppare dal Web, indugiano con gli strumenti della rete, si informano e si intrattengono online con sempre più entusiasmo. E le famiglie temono che il mondo online possa deviarli, ma sono disorientati, non sanno come prevenire certi rischi: questo il panorama tracciato dal Movimento Genitori con un’indagine condotta da SWG e presentata in occasione del lancio della campagna informativa “Non cadere nella rete! Cyberbullismo e altri pericoli del web”, che si dispiegherà nelle aule scolastiche in collaborazione con Symantec, con la Polizia delle Comunicazioni e il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico.
“Diffondere una maggiore consapevolezza su un uso corretto di Internet”: questo l’obiettivo con cui il Moige ha avviato la campagna e ha snocciolato dati nel corso di una conferenza organizzata presso il Ministero dell’Interno. Il Moige ha interrogato 600 famiglie e 200 insegnanti di cittadini della rete italiani tra gli 11 e i 15 anni. I genitori, nel 99 per cento dei casi, si intrattiene online, il 40 per cento dei genitori ha dislocato il computer nella propria stanza, ma sono in molti coloro che ne prevedono il trasferimento in un ambiente comune della casa. Nonostante siano costretti a sgusciare oltre il talamo genitoriale, i ragazzi – così dichiara il 52 per cento delle famiglie – fanno uso di Internet quotidianamente : il 72 per cento, questo quanto hanno rivelato i genitori, si informa con la mediazione della rete, il 44 per cento comunica a mezzo email, il 63 per cento si intrattiene con l’instant messaging, il 47 per cento gioca online e il 48 per cento attinge alla rete per scaricare musica e video.
Ad affiancare le “persone corte” nelle loro sessioni online ci sono sempre più spesso i genitori : se diminuisce il numero dei genitori che marca stretto i figli ad ogni connessione, ora sono il 64 per cento le famiglie che saltuariamente vigilano sulle scorribande online dei pargoli, a fronte del 47 per cento rilevato nel 2006. A muovere i tutori verso una presenza più stabile sono apprensioni e timori : le famiglie si preoccupano dell’eventualità che i piccoli si possano imbattere in “contenuti non adatti o rischiosi” (83 per cento), dal “rischio che possano essere contattati da pedofili o malintenzionati” (55 per cento), mentre il 36 per cento è intimorito dalle “infezioni di virus informatici”. “Oltre al timore dei contenuti inadatti, della pedofilia e della pornografia – racconta il Movimento Genitori – è in aumento la preoccupazione per la possibile perdita di contatto con la realtà (34 per cento nel 2008, contro il 29 per cento nel 2009) così come si insinua più forte il timore che venga rubato troppo tempo alle altre attività (dal 16 per cento al 24 per cento)”.
Le contromisure adottate dalle famiglie italiane? Il 59 per cento delle famiglie ricorre a filtri e a sistemi di parental control , ma gli ammonimenti verbali restano la soluzione più adottata. Il 97 per cento ha dispensato “consigli ai propri figli su un uso corretto e sicuro di Internet”: nel 75 per cento dei casi i genitori raccomandano alla prole di “evitare i siti pornografici o dai contenuti inadatti”, nel 68 per cento dei casi chiedono loro di evitare di comunicare con sconosciuti, nel 73 per cento dei casi li raccomandano di non rivelare informazioni personali. Si tratta di raccomandazioni che i genitori dispensano in coro con aziende e istituzioni, che proprio in queste ore celebrano il Data Privacy Day ; sono raccomandazioni che, per incoraggiare “il corretto utilizzo di Internet”, vengono veicolate sempre più spesso da canali ludici che raccontano la rete come “un bosco delle fiabe, meraviglioso, ricco di attrazioni belle e magiche ma anche pieno d’insidie dove si possono incontrare orchi, lupi e mostri cattivi”.
A dispetto da quanto rivelato da indagini condotte dalle autorità statunitensi, che hanno sottolineato come i minori si sappiano difendere e sappiano innescare filtri cognitivi, i dati offerti dalle forze dell’ordine sembrano mostrare che l’apprensione dei genitori italiani non è priva di fondamento: la polizia richiama l’attenzione nei confronti del grooming , nei confronti di adulti che si aggirano nei social network alla ricerca di minori da circuire . “Le numerose operazioni che abbiamo effettuato – spiega il direttore della Polizia Postale e delle Comunicazioni Domenico Vulpiani – mostrano quanto questo fenomeno della pedofilia online sia diffuso e quanto queste iniziative siano importanti per indirizzare i ragazzi verso un corretto uso della rete e aiutare i genitori a conoscere gli strumenti a loro disposizione per proteggere i figli dai pericoli del web”. Sono 238 gli arresti eseguiti dal 2007 ad oggi, 3.978 le perquisizioni, 4.465 le denunce. Sono 293.204 i siti monitorati dalla polizia, 177 i siti chiusi in Italia con la collaborazione della polizia, 10.977 le segnalazioni inoltrate alle autorità competenti all’estero. Vulpiani ricorda inoltre che “è stato proposto anche di colpire la pedofilia culturale ossia la propaganda attraverso i mass-media e, specialmente attraverso la rete Internet, di una pedofilia soft, per così dire accettabile . È una tesi insostenibile – denuncia Vulpiani – che merita un contrasto duro da parte delle istituzioni e dell’opinione pubblica”.
“In pochi anni Internet è divenuto il mezzo tecnologico più utilizzato dai bambini e dagli adolescenti, entrando prepotentemente nella vita dei nostri figli sotto tutti i punti di vista, dallo studio alla socializzazione con i coetanei”: sono parole di Maria Rita Munizzi, presidente del Moige. “Molto spesso, però – spiega Munizzi – la rete cela delle insidie, dei pericoli reali come pedopornografia e cyberbullismo che possono danneggiare in maniera grave l’integrità e l’incolumità dei minori, spesso inconsapevoli dei rischi che si nascondono dentro il web”. I “trucchi” svelati dagli esperti del Moige e dagli agenti della polizia nel quadro della campagna informativa che ha appena preso il via contribuiranno a guidarli ad “un uso responsabile e corretto del web”.
Gaia Bottà