San Francisco (USA) – Tenere sotto controllo l’attività Internet dei dipendenti? Non è solo una buona abitudine , come suggerisce il governo britannico, tantomeno una semplice best practice aziendale consigliata dai più importanti uomini d’affari americani: secondo uno studio condotto da Forrester Research , lo spionaggio intraziendale a carico dei dipendenti è una realtà diffusissima .
In base ai risultati della ricerca, condotta su un campione di 1406 aziende negli USA e nel Regno Unito con oltre mille impiegati ciascuna, il 38% degli imprenditori ha dichiarato di avere assunto personale specializzato per tenere sotto controllo il comportamento online dei dipendenti. “Le aziende sono preoccupate perché attraverso Internet potrebbero essere diffuse informazioni sensibili di carattere confidenziale”, dice Gary Steele, uno dei responsabili della ricerca Forrester .
Solitamente, come riporta l’agenzia Reuters , i dipendenti non hanno la benché minima idea d’essere sotto controllo. “Certe pratiche vengono tenute segrete”, puntualizza Steele, “e ci sono molte aziende dove i dipendenti pensano di essere liberi d’esprimersi su Internet dalla propria postazione di lavoro, ma in realtà sono sotto una lente d’ingrandimento”. Il record dello spionaggio intraziendale è negli Stati Uniti: il 44% delle società con oltre 20mila impiegati ha a disposizione una equipe di vigilantes dell’informazione che scrutano il traffico dati della rete aziendale.
In Italia la situazione è incerta e la pratica in questione , pur essendo delimitata dal Garante della privacy , in certi casi specifici può essere considerata del tutto legale . Al di là di ogni giudizio tecnico e giuridico, la pratica dello spionaggio rischia secondo alcuni di disaffezionare il dipendente e minarne lo spirito creativo e collaborativo.