A Monaco di Baviera, la strada del progetto LiMux si è rivelata particolarmente ardua e scivolosa. Nel settembre del 2006, dopo un travaglio durato circa due anni, il comune tedesco aveva annunciato la nascita della propria versione di Linux da utilizzare al posto del sistema proprietario Windows. Sono dunque anni che circa 14mila tra computer e laptop della pubblica amministrazione locale attendevano il concretizzarsi del progetto, per poter iniziare la migrazione al software libero.
Secondo Wikipedia , popolare enciclopedia libera del web, al novembre del 2008 solo 1.200 dei 14mila computer iniziali erano migrati in ambiente LiMux , la cui distribuzione si basa sul codice aperto di Debian Sarge. Un procedimento decisamente più lungo del previsto, su cui è recentemente intervenuto a commentare il responsabile del progetto Florian Schiessl. Che ha usato senza mezzi termini una parola più che eloquente: naive . Ingenuo, sprovveduto.
In un post sul suo blog ufficiale, Florian Schiessl – che ha parlato per sé e non per il comune della città bavarese – ha innanzitutto sottolineato come non si tratti di una questione strettamente legata al software libero o ai tecnicismi dietro la migrazione. Il punto cruciale risiederebbe invece in un ammodernamento generale oltre che nella riorganizzazione dell’intera infrastruttura IT del comune di Monaco di Baviera.
“La storia dell’infrastruttura di Rete di Monaco è molto eterogenea – ha spiegato Schiessl – Quella incontrata dal progetto LiMux, nel 2003, consisteva in 21 unità IT indipendenti, ognuna responsabile in proprio delle sue operazioni”. Secondo il responsabile del progetto, nel 2003 non esitevano direttive comuni, né tantomeno utenti comuni. Bensì strumenti differenti per la distribuzione del software e per la gestione di sistema.
“Abbiamo fatto calcoli sbagliati all’inizio – ha continuato Schiessl – Siamo stati ingenui. LiMux ha tentato di offrire un singolo client Linux che si adattasse agli ambienti più diversificati interni alle unità IT. Quindi non si tratta di una questione di software proprietario contro software libero, ma di organizzazione efficiente delle infrastrutture”.
Quella del comune di Monaco di Baviera è una sfida su cui Schiessl ha gettato un velo d’ottimismo, sottolineando come i prossimi anni potrebbero essere decisivi per il completamento del progetto. Ottimismo che ha aleggiato anche sugli intenti futuri di Firenze, dopo l’approvazione in Commissione Bilancio della mozione del partito Sinistra e Libertà sulla migrazione all’open source di circa 3mila postazioni PC. Dopo il recente sì da parte del Consiglio Comunale , l’intera infrastruttura IT toscana potrebbe essere giunta ad un punto di svolta.
Mauro Vecchio